La Nuova Sardegna

Nuoro

No alle esercitazioni antimilitaristi contro i giochi di guerra

di Homar Farina
No alle esercitazioni antimilitaristi contro i giochi di guerra

Diversi comitati per la pace si sono ritrovati a Capo Comino Sino al 23 dicembre fermo bellico in tutta la costa orientale

17 dicembre 2016
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SINISCOLA. Le esercitazioni militari al largo di Capo Comino, in area Sic con vincoli di tutela, da parte del Poligono Interforze del Salto di Quirra, hanno suscitato interesse tra i vari gruppi e movimenti antimilitaristi isolani, che nella mattinata di ieri si sono dati appuntamento al faro del piccolo borgo siniscolese per un presidio simbolico di dissenso alle attività belliche in corso. Il movimento, che negli ultimi due anni è stato presente in diverse manifestazioni di contrasto alle attività militari svolte nelle varie basi presenti nell'isola, punta ad accrescere il proprio consenso sul dibattuto da tempo. «Le attività militari – dice Giuseppe Piras, uno degli organizzatori del presidio di ieri – seppur a trenta chilometri dalle nostre coste, rappresentano una limitazione delle nostre libertà di utilizzo delle aree prescritte, che dovrebbero essere utilizzate per altri scopi, oltre a creare dei danni ambientali non indifferenti. Ritrovarci qua e far sentire la nostra presenza è importante perché occorre un cambio culturale sulla presenza militare in Sardegna che possa passare attraverso un piano di riconversione che superi anche le resistenze più legate a una giustificazione che fa leva prevalentemente sul piano occupazionale e lavorativo».

Le operazioni che, salvo modifiche, si protrarranno sino al 23 dicembre prevedono espressi divieti di transito e svolgimento di attività civili sulle aree marittime identificate come “zona 3”. Il presidio di ieri, al quale hanno aderito i movimenti A Foras, Antonello Tiddia, rete No basi, Moras, Siniscola resiste, Collettivo marxista/leninista di Nuoro, Mos e S'Idea Libera di Sassari, è per gli organizzatori locali un punto di partenza per sensibilizzare e tenere alta l'attenzione sulla delicata questione. Per il movimento Moras la preoccupazione si fa forte per il fatto che «la guerra – è scritto in un comunicato – sta entrando nel nostro vivere comune, nelle scuole e nel mondo del lavoro». «La Sardegna è una cavia – dice la siniscolese Pina Murru – i suoi territori sono i più inquinati, dopo i petrolchimici e minerari sono proprio le zone presiedute dalle basi militari ad avere la peggio oltre ad essere attanagliate da estrema povertà».

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