Alluvione di Villagrande: due milioni per le vittime
di Giusy Ferreli
Il Tribunale delle acque condanna ministero, Regione e Comune a pagare i danni Accolte le richieste di familiari ed eredi di Assunta Bidotti e della nipote di 3 anni
24 maggio 2017
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VILLAGRANDE STRISAILI. Quel tragico 6 dicembre del 2004 non fu soltanto la furia dell'acqua che si abbatté su Villagrande con violenza a causare la morte di Assunta Bidotti e della sua nipotina Francesca Longoni. Inadempienze e omissioni di istituzioni ed enti concorsero a creare le condizioni per una tragedia che si sarebbe potuta evitare. Lo ha stabilito, in appello, il Tribunale delle acque di Cagliari che ha disposto il risarcimento dei familiari delle due vittime dell'alluvione. Il Ministero delle infrastrutture, la Regione e il Comune dovranno risarcire i genitori della piccola, il fratellino e i figli della donna per oltre due milioni di euro.
Le perizie tecniche, così come si legge nella sentenza del Tribunale (presidente Giovanni Dessy, consigliere Maria Secchi, componente Gianfranco Desogus) hanno stabilito che il gorgo di fango e detriti che travolse la casa di via Cesare Battisti, dove si trovavano nonna e nipotina, si era riversato in quelle zona perché i corsi d'acqua all'interno del paese, non potendo defluire nei canali realizzati in cemento armato, erano esondati in tutto l’abitato.
In particolare i canali di contenimento di rio "Figu Niedda" e "Bau e' Porcos" non avevano retto. Errori progettuali e di esecuzione , così come evidenziato dal consulente tecnico, hanno impedito all'acqua di scorrere causando il tragico epilogo .
«In questa tristissima vicenda ci sono state molte inadempienze» commenta l'avvocato Costantino Murgia che con la collega Silvia Curto ha seguito il ricorso portato avanti in sede civile dal 2009. In questi anni i familiari non hanno mai rinunciato a invocare giustizia. La bambina aveva appena 3 anni, la nonna 69: entrambe avevano cercato di mettersi in salvo salendo al piano superiore dell'abitazione. E fu proprio in quel momento che l'ondata arrivò e le travolse. Ed ora che una sentenza ha stabilito le responsabilità, Gianni Longoni, il papà della bimba, non riesce a dire nulla. Si è chiuso nel silenzio e nel dolore. Ieri mattina, frastornato da un turbine di emozioni, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Sua moglie Antonietta Lotto ha trovato la forza per raccontare il suo stato d'animo: «La sentenza non potrà restituirmi né mia figlia né mia madre. Oggi Francesca avrebbe 16 anni». La sentenza d'appello del Tribunale, che è stata depositata lunedì scorso,è rimbalzata anche sulla scrivania del sindaco di Villagrande Giuseppe Loi. Legale del comune è l'avvocato Pietro Usai che ora studierà con gli amministratori eventuali contromosse .
«Umanamente - è il commento del primo cittadino villagrandese - siamo sempre stati vicino alla famiglia, come amministrazione comunale ci riserviamo di procedere. Ovviamente non abbiamo responsabilità diretta in merito a quanto accaduto ma affronteremo l'argomento in consiglio comunale».
Per gli avvenimenti del dicembre 2004 venne celebrato un processo penale. Lo scorso luglio, la Corte d'appello di Cagliari, dopo la sentenza di primo grado aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Lanusei e scagionato gli imputati. Nessuno dei cinque, finiti a processo, con le accuse di disastro colposo e omicidio colposo venne ritenuto colpevole sotto il profilo penale. Ma per la giustizia civile le cose sono andate diversamente.
Le perizie tecniche, così come si legge nella sentenza del Tribunale (presidente Giovanni Dessy, consigliere Maria Secchi, componente Gianfranco Desogus) hanno stabilito che il gorgo di fango e detriti che travolse la casa di via Cesare Battisti, dove si trovavano nonna e nipotina, si era riversato in quelle zona perché i corsi d'acqua all'interno del paese, non potendo defluire nei canali realizzati in cemento armato, erano esondati in tutto l’abitato.
In particolare i canali di contenimento di rio "Figu Niedda" e "Bau e' Porcos" non avevano retto. Errori progettuali e di esecuzione , così come evidenziato dal consulente tecnico, hanno impedito all'acqua di scorrere causando il tragico epilogo .
«In questa tristissima vicenda ci sono state molte inadempienze» commenta l'avvocato Costantino Murgia che con la collega Silvia Curto ha seguito il ricorso portato avanti in sede civile dal 2009. In questi anni i familiari non hanno mai rinunciato a invocare giustizia. La bambina aveva appena 3 anni, la nonna 69: entrambe avevano cercato di mettersi in salvo salendo al piano superiore dell'abitazione. E fu proprio in quel momento che l'ondata arrivò e le travolse. Ed ora che una sentenza ha stabilito le responsabilità, Gianni Longoni, il papà della bimba, non riesce a dire nulla. Si è chiuso nel silenzio e nel dolore. Ieri mattina, frastornato da un turbine di emozioni, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Sua moglie Antonietta Lotto ha trovato la forza per raccontare il suo stato d'animo: «La sentenza non potrà restituirmi né mia figlia né mia madre. Oggi Francesca avrebbe 16 anni». La sentenza d'appello del Tribunale, che è stata depositata lunedì scorso,è rimbalzata anche sulla scrivania del sindaco di Villagrande Giuseppe Loi. Legale del comune è l'avvocato Pietro Usai che ora studierà con gli amministratori eventuali contromosse .
«Umanamente - è il commento del primo cittadino villagrandese - siamo sempre stati vicino alla famiglia, come amministrazione comunale ci riserviamo di procedere. Ovviamente non abbiamo responsabilità diretta in merito a quanto accaduto ma affronteremo l'argomento in consiglio comunale».
Per gli avvenimenti del dicembre 2004 venne celebrato un processo penale. Lo scorso luglio, la Corte d'appello di Cagliari, dopo la sentenza di primo grado aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Lanusei e scagionato gli imputati. Nessuno dei cinque, finiti a processo, con le accuse di disastro colposo e omicidio colposo venne ritenuto colpevole sotto il profilo penale. Ma per la giustizia civile le cose sono andate diversamente.