La Nuova Sardegna

Nuoro

Nuoro, un cappuccino “diversamente” buono

di Valeria Gianoglio
Nuoro, un cappuccino “diversamente” buono

La scommessa dell’associazione “L’isola che non c’è”: inserire i disabili nella società attraverso un impiego e i tirocini

28 settembre 2017
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NUORO. «Cosa desidera?», chiede Gemma, mentre un pizzico di emozione le fa arrossire le guance e allungare le labbra in un sorriso. «Per me un caffè lungo e un’acqua naturale», risponde il giovane in felpa che ha davanti. Comincia alle 10 del mattino, puntuale come un orologio svizzero, la nuova avventura dei ragazzi dell’associazione di promozione sociale “L’isola che non c’è”, e prosegue per le due ore successive tra l’ordinazione di un cappuccino, un tavolino da ripulire, un altro cliente da accontentare, al bar Square di via Piemonte, che i proprietari Lucio Aresu e Simona Curreli hanno messo gentilmente a disposizione.

Potrebbe essere una mattina come tante, all’interno di un pubblico esercizio nuorese, e invece, tra una bibita e l’altra, si nasconde la nuova scommessa di una giovane assistente sociale nuorese piena di progetti e idee, Marika Scalas, della buona volontà della sua compagna di avventura, Tanina Farris, e di un gruppetto di generose volontarie come Giulia Tanda, Delia Serra, Martina Corbu e Maria Nevina Serra. Quella di ieri, infatti, è la nuova tappa di un “laboratorio occupazionale” per un gruppo di persone affette da varie forme di disabilità, una sorta di percorso di inserimento più profondo nella società attraverso il lavoro all’interno di bar e attività commerciali di Nuoro.

«L’obiettivo finale – spiega la presidente dell’associazione L’Isola che non c’è, Marika Scalas – è quello di arrivare a ottenere diversi tirocini lavorativi, e quindi tirocini pagati, ma per ora, in attesa di superare le difficoltà burocratiche legate al progetto, stiamo procedendo a piccoli passi, e quello di oggi è proprio uno di questi passi: consentire ai ragazzi di fare una esperienza di lavoro in un bar, o come nelle scorse settimane in un negozio di ortofrutta. Per i ragazzi è stata una esperienza straordinaria. Perché quello che manca a Nuoro, per loro, è proprio la possibilità di lavorare e attraverso il lavoro ottenere una maggiore autonomia». «Da noi al bar – conferma il proprietario dell’attività, Lucio Aresu – già dalla prima volta l’esperienza è andata così bene che abbiamo chiesto all’associazione di farla diventare una tappa settimanale. Anche i nostri clienti sono rimasti soddisfatti del lavoro». «Abbiamo voluto cominciare questo percorso – aggiunge Marika Scalas – perché uno degli obiettivi della nostra associazione è quella di permettere ai ragazzi disabili che seguiamo di uscire dalle case e dalle varie strutture, e portarli invece dentro la comunità che li circonda. Per ora lo abbiamo fatto attraverso l’attivazione di questi laboratori occupazionali tra bar e negozio di ortofrutta, poi, per l’appunto, speriamo di proseguire il percorso, attraverso veri e propri tirocini di lavoro pagati».

Ma le idee e i progetti dell’associazione “L’isola che non c’è”, non si fermano qua. Tra le iniziative previste nell’immediato futuro, infatti, c’è anche una esperienza che potrebbe portare l’allegro gruppo in quel di Barcellona: il viaggio sarà finanziato anche dalle offerte che i clienti dei bar e delle attività lasciano in un’apposita cassettina che l’associazione sistema che prima che comincino i laboratori occupazionali. «La cosa più bella di questa esperienza – conclude Marika Scalas – è vedere la grande risposta che ha dato la città all’esperienza che stanno facendo i ragazzi. Una risposta e un affetto straordinari, che ci ripaga di tanti muri, invece, che abbiamo trovato lungo il cammino».

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