Ottana, domani il tradizionale rito di s’Iscravamentu
di Federico Sedda
La cerimonia religiosa si terrà nella chiesa di San Nicola Una funzione toccante tra le più sentite del triduo pasquale
29 marzo 2018
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OTTANA. Ottana si prepara a rivivere i riti della settimana santa che culmineranno con il rito di s’Iscravamentu (la deposizione del Cristo dalla croce), che si tiene domani, venerdì santo, all’imbrunire, nell’austera e maestosa cattedrale di san Nicola, del XII secolo. Un rito particolarmente suggestivo, quello di Ottana, che ripeterà gesti, parole, canti e preghiere immutati nel tempo. Questa cerimonia religiosa, che sarà presieduta dal parroco, don Sebastiano Corrias, si inquadra nelle tradizioni più antiche e popolari del paese barbaricino. Ottana, infatti, non conserva solo il carnevale e le espressioni rituali legate alle maschere etniche, ma anche i riti della settimana santa che vengono vissuti dalla gente con commozione ed emozione, secondo modelli e rituali che risalgono al periodo medievale, quando il paese era sede vescovile. S’Iscravamentu è sicuramente la funzione più toccante ed espressiva del triduo pasquale, quella più sentita dalla comunità locale. Chi assiste all’evento vive davvero un’emozione unica. Il momento più caratteristico è l’ingresso nella cattedrale dei quattro giudei vestiti con abiti di broccato. Dopo avere bussato per tre volte sul portone del tempio, situato lassù sul poggio più alto del paese, i giudei entrano in chiesa, sostano davanti all’Addolorata, percorrono tutta la navata fino alla croce piazzata al centro dell’altare portando gli attrezzi che servono per la deposizione del simulacro del Cristo crocefisso: la scala, il martello e le tenaglie. Inizia così S’iscravamentu I gesti dei confratelli-giudei, guidati dal parroco, don Sebastiano Corrias, vengono eseguiti lentamente, suscitando emozione nei fedeli. I chiodi vengono depositi dentro s’affuente: l’antico elemosiniere in ottone a forma di piatto del quale esistono solo due copie. Lo stesso piatto, percosso da una grossa chiave in ferro, viene usato a carnevale per ritmare il ballo sardo di Ottana. Sacro e profano si intrecciano con il mistero toccando gli angoli più emotivi dell’animo popolare. La rappresentazione sacra viene accompagnata dal tenore con il canto di “Sa canzone de sa vida santa”, scritta dal poeta ottanese dell’Ottocento, Giuseppe Soru. La cerimonia di S’iscravamentu si conclude con la processione silenziosa dei simulacri del Cristo sul letto di morte e della Madonna addolorata lungo le vie del paese illuminate dai lumicini e dalle candele. L’organizzazione dei riti legati alla Passione e alla Pasqua è curata dalla confraternita di Santa Croce che intreccia gli ulivi e le palme, raccoglie e prepara in segreto le erbe e gli unguenti utilizzati nelle varie cerimonie, sovrintende alle vestizioni, anch’esse segrete, e prepara il sepolcro.