La Nuova Sardegna

Nuoro

Università, più iscritti e tasse a rate

di Valeria Gianoglio
Università, più iscritti e tasse a rate

Mureddu: «Facciamo rete con il territorio. E non perdiamo le speranze per avere una sede unica» 

19 settembre 2018
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NUORO. Ottocento iscritti, distribuiti in quattro corsi di laurea – dall’ambito giuridico alla storica “Scienze forestali” passando per la super-gettonata scienze infermieristiche – un trend di crescita che anche quest’anno si attesta sul 20 per cento, un fiore all’occhiello nel campo dei servizi per gli studenti e per le loro famiglie: la possibilità, per chi lo richiede e a prescindere dal reddito, di rateizzare le tasse universitarie pagandole mese per mese poche decine di euro, grazie a un accordo tra università e Banco di Sardegna.

Il Banco anticipa l’intero ammontare della tasse, gli studenti restituiscono il “prestito” a piccole dosi nell’arco di un anno, e gli interessi li paga l’ateneo. E poi ancora decine di convenzioni siglate con enti, per importare esperti, finanziamenti, nuove possibilità di ricerca e formazione nei settori sui quali punti il piano di rilancio del Nuorese: ambiente e cultura. E un sogno che di giorno in giorno – e a patto che si sblocchino i fondi del piano delle periferie – si fa sempre più vicino e concreto: avere un’unica sede universitaria a Nuoro e non le tre attuali, con gli inevitabili disagi: Sa Terra mala, Carta Loi, e via Salaris.

«Avere un’unica sede costituirebbe la vera svolta, perché servirebbe innanzitutto a creare una vera e solida comunità universitaria nuorese» spiega, il commissario straordinario del Consorzio universitario nuorese, Fabrizio Mureddu. Laureato in Giurisprudenza a Sassari, fonnese di origine, nuorese ormai d’adozione, dal 21 luglio del 2015 commissario straordinario del Consorzio universitario del capoluogo barbaricino, un mucchio di progetti in testa: Fabrizio Mureddu ci crede davvero in un futuro ancora più roseo per l’ateneo nuorese. «Devo dirlo – precisa – quando mi sono insediato ho trovato già una situazione più che buona, grazie a chi mi ha preceduto. I miei sforzi sono stati, da lì in poi, nel tentativo di migliorare ancora di più l’offerta formativa e i servizi per gli studenti, e fare rete con il territorio e le imprese per far uscire l’università dall’isolamento e legarla in modo deciso al mondo delle imprese, degli enti, della formazione». Ed è così che nell’arco degli ultimi anni l’università nuorese stringe accordi con diverse realtà del Nuorese per fare ricerca, formazione, e pure – come accade grazie all’accordo con il Banco di Sardegna – per dare agli studenti la possibilità di rateizzare le tasse attraverso un piccolo prestito da restituire a piccole dosi mensili.

Mentre grazie a una convenzione con l’agenzia Forestas, all’ateneo nuorese arriveranno 400mila euro di fondi per fare ricerca spalmati in diverse tranche, e grazie al patto con Laore i neo-laureati barbaricini potranno seguire diversi corsi di avviamento al lavoro. «Ecco – spiega ancora Fabrizio Mureddu – è questo che intendevo per “uscire dall’isolamento”. La mia idea di università è quella di un soggetto che fa rete con il territorio».

Ma tra tanti successi e progetti, ce n’è uno ancora che al commissario straordinario piacerebbe tanto vedere tradotto in realtà: è la questione della sede. Ora, infatti, l’ateneo nuorese e i suoi studenti sono distribuiti tra tre diversi complessi, ma esiste da tempo il progetto per realizzare un’unica sede per l’ateneo.

«Nel piano di rilancio del Nuorese – spiega Mureddu – è prevista la realizzazione di una sola sede, all’ex Mulino Gallisay, mentre nell’area dell’ex Artiglieria di viale Sardegna il progetto prevede di realizzare il centro sportivo universitario, la mensa, gli alloggi per gli studenti. I fondi arrivano da un co-finanziamento da parte di diversi soggetti nell’ambito del piano di rilancio delle periferie». E a chi gli chiede se non teme che quei fondi non vengano più sbloccati, Mureddu risponde che sulla questione è decisamente ottimista. «C’è la speranza che vengano sbloccati – dice – perché il presidente del consiglio ha dato questa rassicurazione, ovvero precise garanzie di ripristino dei fondi, all’Anci e direttamente ai sindaci che sono andati a Roma».

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