La Nuova Sardegna

Nuoro

Missione scientifica nel ventre di Baunei

Lamberto Cugudda
Genna 'e sarmentu
Genna 'e sarmentu

Spedizione alla scoperta della voragine “Genna ’e Sarmentu” gemella di “Su Sterru”

22 settembre 2018
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BAUNEI. Fra una settimana, nel territorio del centro montano del nord Ogliastra, per la precisione a Genna ’e Sarmentu, si terrà un’importante esplorazione scientifica. Il Cissa (Centro iglesiente studi speleo archeologici) di Iglesias e lo Speleo club di Oristano esploreranno la voragine di “Genna ’e Sarmentu” (zona conosciuta anche la roccia “maschera di pietra”)nelle giornate di sabato 29 e domenica 30 settembre. «Genna ’e Sarmentu – afferma il sindaco di Baunei Salvatore Corrias (Pd) – è la cavità “gemella” di Su Sterru. Profonda 170 metri, si trova nell’altopiano di Golgo, in prossimità della famosa faccia litica, di fronte al nuraghe Alvu». Il primo cittadino precisa anche l’esplorazione in programma a fine mese «riguarderà sia gli aspetti geologici che biospeleologici (mai indagati sinora) e servirà a completare il quadro speleogenetico e idrogeologico» che si sviluppa sotto la copertura basaltica dell’altopiano di Golgo. «Sarà un grande evento- prosegue il capo dell’esecutivo comunale – - da un punto di vista culturale e sociale, e i risultati dell’esplorazione verranno adeguatamente diffusi e condivisi con la comunità».

Il territorio comunale baunese non è di certo nuovo alle esplorazioni scientifiche di grande rilevanza. Dal 31 marzo fino al 2 aprile dello scorso anno, un nutrito gruppo di speleologi, sempre su iniziativa e organizzazione del Centro iglesiente studi speleo archeologici, con la partecipazione di ricercatori e appassionati, fu grande protagonista, come evidenziò il sindaco «di una inedita spedizione scientifica a Su Sterru, a Golgo». E proseguì: «Si torna giù, dopo tanto tempo, dentro il cuore di tenebra. Fino al centro della terra». La prima volta che qualcuno si calò nella voragine di Su Sterru a Golgo, fu a fine luglio 1957. «Dopo la pioneristica esplorazione di Bruno Piredda del 1957 – ha fatto rilevare il Cissa – rimasta alla storia per la discesa del pozzo profondo ben 270 metri (in un unico salto) con corde e scalette particolarmente ingombranti e pesanti, la cavità di su Sterru è stata visitata da numerosi gruppi speleologici, ma ancora oggi il suo studio potrebbe fornire nuovi spunti di ricerca».

Ma venne sottolineato un altro passaggio, sempre dallo stesso Cissa. «La cavità, per lungo tempo è stata creduta una bocca vulcanica (nelle vecchie carte topografiche era denominata “Cratere vecchio”) e solo con le successive esplorazioni speleologiche si è capito che si tratta di un pozzo carsico che si apre sì sulla copertura basaltica ma, dopo una ventina di metri, si sviluppa in rocce calcaree dell’era Mesozoica. Le rilevazioni geologiche effettuate dal Cissa serviranno a stabilire lo spessore reale della copertura basaltica e se vi siano formazioni sedimentarie al contatto Basalti-Calcari». Oltre a questi atti il Cissa effettua anche misure della temperatura e dell’umidità lungo tutto l’imbuto carsico oltre a documentare la fauna e la flora.
 

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