La Nuova Sardegna

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diga del taloro 

La giunta di Ovodda chiede chiarezza sul futuro dei lavoratori

OVODDA. Non c’è chiarezza sul futuro della gestione della diga del Taloro, che assieme a quella dell’alto Flumendosa e del Coghinas, dal primo gennaio 2019, come annunciato dalla Regione, passerano...

22 ottobre 2018
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OVODDA. Non c’è chiarezza sul futuro della gestione della diga del Taloro, che assieme a quella dell’alto Flumendosa e del Coghinas, dal primo gennaio 2019, come annunciato dalla Regione, passerano in gestione a Enas, l’ente che gestisce il sistema idrico sardo. Preoccupazione sulla destinazione delle risorse, e in particolare sui posti di lavoro che danno da vivere a una ventina di famiglie, è stata espressa dall’assessore al Bilancio del Comune di Ovodda, Maria Moro. Per la rappresentante di Ovodda, nel cui territorio ricade la centrale idroelettrica, è fondamentale vigilare sulle prossime mosse della Regione in merito al futuro gestionale della diga. «Come reso noto dalla stampa – dice Moro – sembra che sarà l’Enas a decidere se bandire o meno una gara d’appalto internazionale e rintracciare sul mercato un nuovo partner e presumo che la stessa linea sarà adottata anche per il Taloro. Se ciò dovesse avvenire cosa ne sarà dei giovani che lavorano presso la centrale? Chi garantirà una gestione efficiente e responsabile anche socialmente della centrale? Siamo pronti a dare tutto in mano a gruppi internazionali stranieri sulla base di una valutazione di gara fatta da un ente regionale totalmente estraneo al territorio? Sono temi troppo delicati e abbiamo il dovere di non stare a guardare».

Se il risultato della Regione Sardegna è stato un passo avanti nella centralizzazione della gestione di tutti i bacini verso un unico gestore, Enas appunto, diverse voci si sono levate per via del mancato coinvolgimento del territorio in questo importante passaggio. Efisio Arbau, presidente dell’Unione dei Comuni Barbagia e sindaco di Ollolai, è intervenuto sottolineando la necessità che le risorse debbano rimanere sul territorio. Anche per Maria Moro è fondamentale che questo accada. «Attualmente le risorse pagate da Enel sulla quota di energia prodotta vengono gestite a livello territoriale dal Bim, se un domani a fare questo fosse la Regione o un altro ente per suo conto, sarà in grado di garantire le medesime risorse, seppure oggi poche e inadeguate, al nostro territorio? O le farà confluire nel Bilancio regionale in un calderone unico per coprire le varie spese attraverso gestioni fallimentari?». Domande su argomenti per cui l’attenzione rimane alta. (m.c.)

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