La Nuova Sardegna

Nuoro

«In un battito di ciglia ho perso la mia vita e sono finito in strada»

Stefania Vatieri
«In un battito di ciglia ho perso la mia vita e sono finito in strada»

La testimonianza di un 51enne ora uscito dal tunnel dell'eroina. «Così mi sono ritrovato a fare il barbone e a rubare»

02 novembre 2018
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NUORO L’incubo è cominciato quasi trent’anni fa. La storia è sempre uguale: «Pensi che una cosa simile a te non possa mai capitare e invece da un momento all’altro la tua vita si rovescia fino a trascinarti in un pozzo buio, senza luce». Impossibile capire quando è successo. Impossibile capire perché Antonio (nome di fantasia), 51enne nuorese, sia diventato un tossico.

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«Di sicuro non è stato bello – racconta l’ex eroinomane che per oltre vent’anni ha fatto uso della droga –, anche se all’inizio sembrava un gioco, un passatempo da fare con gli amici». Erano gli anni Novanta e l’eroina era già presente da alcuni anni nel mercato illegale italiano. Una sostanza che in breve tempo portò a un devastate aumento della dipendenza da oppiacei e conseguenti morti nel corso del decennio successivo. La cosiddetta “generazione scomparsa”.

«La prima volta che mi sono fatto di eroina la ricordo ancora molto chiaramente. Avevo 19 anni appena e mi trovavo nel nord Italia per svolgere il servizio di Leva obbligatoria – confessa Antonio –. Inizialmente mi limitavo a fumare hashish e marijuana insieme ai miei commilitoni: era una cosa abbastanza normale in quegli anni fare uso di sostanze stupefacenti durante la Leva – racconta –. Dopo qualche mese però ci fu proposta dagli spacciatori che generalmente ci rifornivano anche una dose di eroina, una sostanza che nei fatti non conoscevamo bene perché in Sardegna non si sentiva parlare molto di questo tipo di droga e nella nostra incoscienza, purtroppo, decidemmo di accettare spinti dalla voglia di provare qualcosa di più forte». «La sensazione fu bellissima, a tal punto che il giorno dopo andammo a cercare una nuova dose».

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Quello per Antonio fu l’inizio di un calvario durato vent’anni e che più volte l’ha portato sul punto di morire. «Sono tornato a casa mia, a Nuoro, trasformato, sentivo di non essere più lo stesso e con occhi diversi guardavo anche le persone a me care alle quali avevo cercato di nascondere tutto – prosegue –. La mia quotidianità ruotava attorno all’eroina e ogni giorno che passava sentivo sempre più il bisogno impellente di bucarmi. Fino a quando un giorno durante un viaggio con la mia ragazza che in quel momento era in attesa di nostra figlia, sono finito in overdose. È così che lei e tutta la mia famiglia hanno scoperto la mia dipendenza dall’eroina».

Convinto dai familiari, Antonio inizia un lungo percorso di disintossicazione in numerose comunità, ma ogni volta non riesce a portare a termine il periodo di cura. «Avevo tutto ciò che un uomo potesse desiderare: un lavoro, una fidanzata che amavo profondamente, una figlia, una grande famiglia che mi sosteneva e tanti amici. In un battito di ciglia ho perso tutto, mi sono ritrovato senza più una certezza a fare il barbone in giro per le strade, a rubare e finire più volte in carcere. Ho barattato tutto per avere in cambio ciò che in quegli anni amavo più di ogni altra cosa: l’eroina – racconta con un filo di voce –. Oggi, all’età di 51 anni, posso dire a gran voce di essere finalmente uscito da questo tunnel mostruoso, ma mi chiedo se davvero ne è valsa la pena. La risposta è solo una e incontrovertibile: No!».

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