Feci e sale sull’uscio di casa in aula la lite condominiale
di Valeria Gianoglio
L’imputata è accusata anche di aver utilizzato una trombetta da stadio di notte Per la difesa è lei la vera vittima e aveva paura: si proteggeva con una telecamera
05 novembre 2019
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NUORO. Secondo quanto è stato ricostruito dall’accusa, fino al giugno del 2016, tra alcuni condomini delle palazzine popolari di via Torres, i mesi erano trascorsi in modo decisamente vivace. Tra un pianerottolo e l’altro, infatti, capitava spesso che volassero ingiurie ed epiteti poco gentili. E persino, come se non bastasse, ogni tanto spuntavano pure tappetini d’ingresso “decorati” – si fa per dire – con una dose generosa di escrementi e sale. Fino a che, all’ennesima segnalazione arrivata alla polizia, alla fine gli scontri condominiali sono approdati in un’inchiesta e da lì in un processo davanti al giudice monocratico. Ieri la vicenda giudiziaria è arrivata al dunque con l’audizione di un testimone: un altro condomino. Ma l’imputata è una casalinga di 56 anni, Maria Sanna. Secondo l’accusa, infatti, «aveva cagionato», a due condomine di via Torres, «un perdurante e grave stato di ansia e paura tale da ingenerare un fondato timore per la propria incolumità».
Cosa provocasse, secondo l’accusa, questo stato di ansia, è presto detto. Per l’accusa «la condotta consisteva nel continuo compimento, ogni qualvolta le incontrava nel plesso condominiale, di gesti di scherno accompagnati da frasi ingiuriose, quali “tuo figlio è un drogato”, “mondezzona”, “zozzona” , “il tuo compagno è un avanzo di galera”, nonché nell’effettuare riprese video con il cellulare o con una videocamera». Della presenza di queste videocamere e riprese sparse, in realtà, ieri mattina in aula un altro condomino ha spiegato di non averne mai visto alcuna traccia. L’unica videocamera era davanti all’ingresso dell’imputata ma riprendeva giusto l’ingresso e nemmeno la figura intera. Per la difesa della donna, rappresentata dall’avvocato Adriano Catte, non solo non c’è mai stata alcuna ripresa, ma nemmeno un atteggiamento persecutorio da parte dell’imputata nei confronti delle condomine. Anzi, era lei, Maria Sanna, la vera vittima di ingiurie e persecuzioni: tant’è che si era attrezzata con una videocamera all’ingresso. Per l’accusa, tuttavia, la donna si era spinta anche più in là delle ingiurie ed era passata ai fatti: aveva imbrattato «il tappeto d’ingresso dell’abitazione delle condomine con escrementi e sale, nonché aveva procurato rumori molesti, anche in orario notturno, urlando e utilizzando dispositivi sonori (trombette da stadio) col chiaro intento di non consentire il riposo dei vicini».
Cosa provocasse, secondo l’accusa, questo stato di ansia, è presto detto. Per l’accusa «la condotta consisteva nel continuo compimento, ogni qualvolta le incontrava nel plesso condominiale, di gesti di scherno accompagnati da frasi ingiuriose, quali “tuo figlio è un drogato”, “mondezzona”, “zozzona” , “il tuo compagno è un avanzo di galera”, nonché nell’effettuare riprese video con il cellulare o con una videocamera». Della presenza di queste videocamere e riprese sparse, in realtà, ieri mattina in aula un altro condomino ha spiegato di non averne mai visto alcuna traccia. L’unica videocamera era davanti all’ingresso dell’imputata ma riprendeva giusto l’ingresso e nemmeno la figura intera. Per la difesa della donna, rappresentata dall’avvocato Adriano Catte, non solo non c’è mai stata alcuna ripresa, ma nemmeno un atteggiamento persecutorio da parte dell’imputata nei confronti delle condomine. Anzi, era lei, Maria Sanna, la vera vittima di ingiurie e persecuzioni: tant’è che si era attrezzata con una videocamera all’ingresso. Per l’accusa, tuttavia, la donna si era spinta anche più in là delle ingiurie ed era passata ai fatti: aveva imbrattato «il tappeto d’ingresso dell’abitazione delle condomine con escrementi e sale, nonché aveva procurato rumori molesti, anche in orario notturno, urlando e utilizzando dispositivi sonori (trombette da stadio) col chiaro intento di non consentire il riposo dei vicini».