La Nuova Sardegna

Nuoro

L’associazione dializzati: chiarezza sul caso Dorgali

di Nino Muggianu
L’associazione dializzati: chiarezza sul caso Dorgali

Il presidente regionale Giuseppe Canu è polemico per la chiusura del servizio «Vogliamo sapere se sino a questo momento i pazienti hanno corso rischi» 

06 novembre 2019
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DORGALI. Sui disagi e problemi che stanno attraversando i nefropatici emodializzati per la chiusura temporanea del Centro Dialisi di Dorgali, la dottoressa Gesuina Cherchi, responsabile del distretto socio sanitario di Nuoro, ricorda il suo immediato interessamento. “Ho fatto tre telefonate e mandato un messaggio alla sindaca ( di Dorgali, Itria Fancello) che non mi ha risposto. Ho chiesto conferma al sindaco di Orani pensando di aver sbagliato numero ma era giusto. Lo facevo per correttezza nei confronti dell’amministrazione. Ma poi ho lasciato che si mettesse in contatto la direzione perché io sono partita. So a larghe linee che è morta una persona ma di tutto il resto non ne sono stata informata, ripeto non mi compete come servizio ed era giusto che chi di dovere si prendesse la responsabilità di ogni cosa”.

Sul caso interviene anche Giuseppe Canu, presidente dell’Associazione sarda nefropatici emodializzati e trapiantati che manifesta la sua preoccupazione per la situazione dei nefropatici che dializzano al Centro Dialisi di Dorgali che in questi giorni stanno vivendo un ulteriore e inatteso disagio perché stanno subendo un ritorno al pendolarismo che pareva superato dal 30 settembre 2014, giorno in cui venne inaugurata la struttura. “I pazienti – dice Canu – hanno comunicato alla nostra segreteria che il Centro Dialisi di Dorgali, qualche giorno fa è stato posto sotto sequestro a seguito della morte di un paziente e poi chiuso dagli ispettori della Assl che dopo un sopralluogo hanno riscontrato la struttura non rispondente alle norme di sicurezza e sanitarie. I pazienti di Dorgali, dopo essere stati mandati al centro Dialisi di Nuoro, sono stati definitivamente trasferiti a Siniscola. Recarsi al centro dialisi di Siniscola per questi pazienti significa percorrere quasi 50 km (100 fra andata e ritorno), impiegando due ore della giornata per spostarsi da casa al centro dialisi e viceversa anche se, a quanto pare, detto trasferimento, al momento sarebbe effettuato con un transfer. Si comprende bene – aggiunge Canu – come questo viaggio, da fare tre volte la settimana, implica altri problemi che vanno a sommarsi ai problemi dovuti alla patologia cronica e per questi pazienti si renderebbe urgente far ricorso ad una persona che funga da accompagnatore e autista dell’auto utilizzata per il trasferimento a Siniscola e il rientro a casa qualora non si utilizzi il transfer. Come detto, a settembre del 2014 pareva che fossero svaniti, per i dializzati di Dorgali, i problemi del pendolarismo che li aveva afflitti per tanto tempo. Ora di punto in bianco, questi stessi pazienti hanno visto retrocedere le loro “conquiste”, ben pensando che si sarebbe potuto provvedere per tempo ad adeguare il locale alle norme di sicurezza o che si provveda, ora che non ci sono i pazienti, ad effettuare i lavori necessari al riutilizzo del locale che, al momento, resta malauguratamente chiuso. Quale associazione dei pazienti, vorremo sapere per quanto tempo la struttura è stata utilizzata nonostante fosse fuori norma, condizione palesatasi solamente dopo l’ispezione a seguito del decesso di un dializzato. Lungi da noi dal pensare che, in virtù di detta situazione, venga decisa la chiusura definitiva del Centro Dialisi di Dorgali, per questo, come rappresentante dei pazienti, recependo la loro preoccupazione, si chiede di conoscere i motivi per cui i dializzati devono recarsi a Siniscola e non a Nuoro che certamente è più vicino dal punto di vista logistico”.

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