La Nuova Sardegna

Nuoro

«L’economia virtuale ha preso il sopravvento»

«L’economia virtuale ha preso il sopravvento»

L’analisi del politologo di Orune Carlo Pala: agli amministratori non è più permesso alcun errore

08 novembre 2019
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NUORO. L’analisi del politologo Carlo Pala dell’università di Sassari aiuta a capire molto meglio la realtà. Una macrovisione che si cala poi con precisione e lucidità nel contesto provinciale dove i cambiamenti in questi anni sono stati evidenti. Mutamenti che l’occhio dello studioso riesce a decifrare con rigore. «Nella spiegazione delle origini e delle caratteristiche dei sistemi politici si fa riferimento alla “teoria dei cleavages”, ovvero la teoria delle fratture sociali che hanno dato origine sia a buona parte delle ideologie politiche e sociali che ai partiti politici del Novecento. Tra le varie fratture presenti, quella che contrapponeva il capitale e il lavoro è stata sicuramente quella più importante in termini dimensionali – dice Carlo Pala –. Il sistema politico italiano e quello sardo non restarono immuni. Vi era comunque una sorta di economia reale, quella più vicina alla produzione effettiva di ricchezza, a caratterizzare la società. Oggi, l’economia reale è invece sempre più virtuale. Questi concetti apparentemente di alti livelli, incidono sul cambiamento del governo locale anche in Sardegna. Non solo perché, nel frattempo, sono spariti i partiti e la politica si è adeguata».

La periferia dunque e gli amministratori pubblici sono avamposti di quell’adeguamento. «Le scuole di partito, l’approfondimento teorico e quello pratico-empirico dei problemi della società hanno lasciato spazio alla necessità di affrontare i problemi più di getto, con risorse più scarse e con un termine temporale più corto. In particolare, gli amministratori locali del Nuorese, soprattutto i sindaci ma non solo, erano perfettamente integrati in un modello in cui a prevalere erano le idee e le “visioni di mondo”; l’aspetto da apprezzare nel territorio della ex Provincia di Nuoro, soprattutto, è che tali visioni del mondo si trasferivano, indipendentemente dai colori politici, in azioni di politiche pubbliche reali. Ovvero, era come se i sindaci fossero delle sentinelle, veri e propri avamposti con il compito specifico di costituire dei terminali tra le visioni e l’azione concreta», sottolinea il politologo di Orune. «Attualmente, dopo il venir meno non tanto del portato ideologico, ma quanto più che altro delle strutture, i sindaci del territorio si trovano di fronte ad una gestione del quotidiano che non permette più errori». (l.u.)

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