La Nuova Sardegna

Nuoro

La carica dei nuovi sindaci nell’era post-industriale

di Luca Urgu
La carica dei nuovi sindaci nell’era post-industriale

Dagli esponenti dei vecchi consigli di fabbrica alle professioni del terzo millennio Mussoni: eravamo impegnati in più settori. Falconi: basta con le spartizioni

08 novembre 2019
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NUORO. Non si sa se la classe operaia sia andata in paradiso. Di sicuro non amministra più da tempo i comuni del Nuorese. Da quando anche l’ultima fabbrica ha smesso di produrre redditi e buste paga. La nascita e lo sviluppo dell’area industriale di Ottana ha formato una generazione di amministratori e sindacalisti, che sotto l’ombra delle ciminiere e nei consigli di fabbrica si sono fatti le ossa prima di prendere le redini del comando dei rispettivi Comuni. I quadri espressi da quella realtà che ha alimentato speranze e poi false illusioni hanno toccato almeno tre province (Nuoro, Sassari e Oristano) incidendo di fatto sulle attività dei palazzi e dei partiti dove sono confluiti. Per alcuni di loro c’è stato anche il grande salto in parlamento (il senatore del Pci e poi del Pd Gianni Nieddu di Orani e Salvatore Ladu di Olzai, storico segretario della Dc isolana), per altri un posto in consiglio regionale (Franco Pintus di Orotelli, e Vincenzo Floris di Orgosolo). Ma per i più c’è stata la carica per diversi mandati da sindaco o di assessore del loro paese. Così per tanti anni molti comuni del Nuorese hanno guardato a Ottana in termini occupazionali, ma anche vedendo in quel sito come un laboratorio politico e di idee per la classe dirigente nei primi anni del 2000 cambiati gli assetti economici e definitivamente crollato il sogno industriale della Sardegna centrale anche la classe politica ha cambiato pelle, abitudini e linguaggio. Non c’è più la contrapposizione dei partiti tradizionali con i loro schemi trasfusi anche nelle sigle sindacali vicine (Cgil, Cisl e Uil), ma soprattutto nuove formazioni o liste civiche senza connotazione partitiche da cui sono usciti la maggior parte dei primi cittadini.

In questo quadro in continua evoluzione è stata un’altra fabbrica, questa volta non chimica, ma di servizi, come la Asl a partorire una nuova generazione di amministratori, seppure in forma decisamente minore a quanto era avvenuto a Ottana. Nel paese della Media valle del Tirso, l’ultimo sindaco ormai ex operaio è stato Franco Saba, occupato per anni alla Legler, così come il suo predecessore Giampaolo Marras. Resiste in sella sia come primo cittadino di Teti suo paese di origine che ha amministrato a più tornate Costantino Tidu che attualmente è anche Commissario straordinario della Provincia di Nuoro. «Nel 1979-80 eravamo almeno 11 i sindaci che uscivano dalla fabbrica di Ottana, almeno 180 i consiglieri comunali e molti assessori. Furono anni di cambiamento profondo in tutti i paesi del circondario. Io fui il primo sindaco operaio del mio paese» dice Gianfranco Mussoni, che oltre ad amministrare Olzai guidò la Cgil provinciale dal 2004 al 2012. «Fu una stagione importante e di grande fermento che ci vide impegnati in tanti settori anche nelle scuole. Ora con l’assenza della fabbrica tutto questo non c’è più». Oggi tra gli amministratori sono davvero diverse le professioni nell’era delle ciminiere spente. Dai professionisti, tanti gli avvocati, ai pastori, è il caso Giovanni Cugusi sindaco della vicina Gavoi, a dipendenti di agenzie regionali come il sindaco di Oliena Bastiano Congiu e a professionalità varie. Ma tra i primi cittadini nessuna tuta blu. Non mancano le donne con la fascia tricolore come la sindaca di Oniferi Stefania Piras e gli imprenditori prestati alla politica, come la sindaca di Fonni Daniela Falconi che dà la sua interpretazione sui nuovi scenari economici e sull’attuale classe dirigente. «Sono convinta, proprio perché arrivo da una famiglia che quella storia l’ha vissuta in pieno, che proprio dalle amministrazioni locali, e da questa generazione di amministratori a cui sono orgogliosa di appartenere, stiano arrivando gli stimoli migliori per disegnare un futuro diverso – dice la sindaca –. Le idee migliori, la dinamicità, le proposte oggi, non ho nessuna difficoltà a dirlo, arrivano proprio dai Comuni. E la palestra che prima si faceva nei partiti, nei sindacati, nelle assemblee oggi si fa proprio nei consigli, gli unici che sono davvero a contatto con le persone, con i problemi e con le aspirazioni dei territori. E sono anche, a mio parere, tra i pochi che per i prossimi anni possono esprimere classe dirigente, in attesa che magari i partiti non siano più luoghi di spartizioni ma ritornino luoghi di confronto».

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