La Nuova Sardegna

Nuoro

«Delitto Piras, Alice Flore è innocente»

di Luca Urgu
«Delitto Piras, Alice Flore è innocente»

L’omicidio di Lula, arringa della difesa della donna in Corte d’assise d’appello

09 novembre 2019
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SASSARI. Un’arringa di tre ore per gridare e motivare l’innocenza della sua assistita Alice Flore, sulla quale pesa – stessa condizione per suo marito Nico Piras – lo spettro dell’ergastolo chiesto nella precedente udienza dal procuratore generale Paolo De Falco. Ieri davanti ai giudici togati e popolari della Corte d’assise d’appello di Sassari nel processo per l’omicidio di Angelo Maria Piras, ucciso a Lula il 25 gennaio del 2015, è stato il turno del primo difensore dei due imputati, l’avvocato Francesco Lai, la cui discussione a occupato l’intera udienza. Un intervento, quello del penalista nuorese, subentrato al padre Mario che l’aveva assistita in primo grado, di cuore e anima. In tre ore non ha tralasciato nessun dettaglio della dolorosa vicenda e la sua ricostruzione dei fatti è stata seguita con molta attenzione dai giudici. Per l’avvocato della donna di Bitti (la cui posizione nel processo è indissolubilmente legata a quella di Nico Piras), si tratta di un processo indiziario che si è fermato alla causale (la lite tra i due fratelli il giorno precedente al delitto) che nessuno nega, nemmeno la difesa, ma è davvero troppo poco per chiedere una condanna a vita. Poi le prime bordate, di una lunga serie, nei confronti della tesi dell’accusa. «Che ci fosse rancore tra i due fratelli, che avessero litigato il giorno prima, non era un mistero a Lula – dice Lai –, però è anche vero che intorno allo stesso fuoco si scaldano tante mani». Metafora che il difensore usa per introdurre le piste alternative e di qualcuno che può aver approfittato della situazione di inimicizia tra i due fratelli. Tesi per il difensore della Flore mai vagliate con le dovute attenzioni dalle indagini svolte dai carabinieri di Bitti che si sarebbero concentrati su un unico versante, ovvero del delitto maturato all’interno della famiglia Piras. L’avvocato Francesco Lai invita la corte ad ascoltare le intercettazioni, e a non fermarsi alla lettura che ne da l’accusa.

Poi un appello alla coscienza dei giudici quando rimarca i tanti limiti di un’indagine che avrebbe violato le norme fondamentali e i principi giuridici più basilari. Poi un monito: «Non si può condannare alla pena di morte nascosta una donna che sta per diventare nuovamente madre sulla base di suggestione e congetture. Non sarebbe da Paese civile», ha tuonato ancora Lai in chiusura della sua arringa che si conclude con la richiesta di assoluzione per Alice Flore. Il processo riprende il 13 dicembre quando toccherà al difensore di Nico Piras, l’avvocato Angelo Manconi, completare il quadro difensivo. Poi con ogni probabilità inizierà la camera di consiglio. Che non si annuncia breve. C’è di mezzo la libertà o il carcere a vita.

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