La Nuova Sardegna

NUORO. Si avvia alle battute finali il processo a carico di Mario Puddu, titolare di un’azienda zootecnica di Orani accusato di aver venduto prodotti biologici, quando in realtà – almeno nella prospettazione dell’accusa – non lo erano affatto. L'imputato si sarebbe così reso responsabile di una frode alimentate per diverse migliaia di euro così come avrebbe ottenuto importanti risorse pubbliche proprio per il fatto che operava nell’agricoltura biologica. I fatti contestati all’uomo risalgono al 2014 quando nel corso di alcune mirate ispezioni venivano riscontrate una serie di incongruenze, tra questo il non utilizzo di mangime biologico che ovviamente andava a compromettere l’intera catena alimentare. Mangimi con organismi geneticamente modificati – non autorizzati nell’ambito dell’agricoltura biologica – andavano a falsare la provenienza bio per l’allevamento degli ovini del latte e della carne e per i bovini della carne. A Puddu, difeso dall’avvocato Pietro Soddu, in quanto titolare della ditta attiva nel settore dell’agricoltura biologica, viene contestato il fatto di aver venduto prodotti, agnelli, pecore e latte per un valore di 47mila euro circa, certificando con fatture la provenienza “da allevamento e agricoltura biologica”, senza che sussistessero i requisiti per definirli tali, in quanto la conduzione aziendale avveniva almeno secondo gli investigatori con un metodo di allevamento di tipo convenzionale. Nel procedimento del pm Giorgio Bocciarelli l’Argea, l’ente regionale per la gestione ed erogazione degli aiuti in agricoltura, si è costituita parte civile. L’ente aveva infatti versato diverse somme all’imprenditore per la sua attività di agricoltura biologica. Il processo riprenderà il 23 gennaio con nuovi testi.