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Nuoro, con il tumore “abile” al lavoro: il caso alla Camera

Luca Urgu
Nuoro, con il tumore “abile” al lavoro: il caso alla Camera

Mara Lapia (M5S) ha portato in Parlamento la storia della donna nuorese che non ha più le indennità

05 dicembre 2019
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NUORO. L’odissea di Michela Brotzu, la 50 enne nuorese, che da anni lotta contro un tumore e che recentemente si è vista revocare durante un esame di controllo davanti alla commissione medica di Nuoro l’inabilità al lavoro e l’accompagnamento, è approdata in parlamento. È stata la deputata Mara Lapia a sollevare la questione denunciando davanti ai colleghi della Camera l’assurdità della revoca dei due strumenti che le garantivano un importante sussidio per affrontare le tante spese giornaliere che derivavano dalla situazione di paziente oncologica, non più in grado di lavorare e che continua a sottoporsi alle cure e a continui viaggi negli ospedali dell’isola.

«Quella di Michela Brotzu, è una storia triste, è la storia di una donna che lotta per la vita. Commessa di un supermercato di Nuoro, nel 1999 scopre di avere un tumore alla tiroide. Si opera a Cagliari e si sottopone a sei mesi di radioterapia, dal 2001 fino al 2004 deve ripetere le cure e la radioterapia, ma non rinuncia al proprio lavoro e con dignità sfida se stessa e la sorte», ha detto Lapia nel suo intervento di fine seduta durante il quale ha ripercorso a grandi linee il calvario della donna nuorese. «La sua vita viene scandita da analisi, cure e controlli, ed è proprio durante uno di questi, nel maggio 2017, che scopre di avere delle metastasi al torace. Non c’è un medico in Sardegna che si assuma il rischio di operarla, così, costretta a volare a Milano, si sottopone ad un delicatissimo intervento chirurgico. Supera l’intervento ma riporta una grave lesione oculare. La sua salute è fortemente compromessa, deve smettere di lavorare, nonostante non abbia mai smesso di farlo durante diciotto anni di malattie», rimarca. Poi quando la situazione è ormai conclamata l’ex commessa chiede l’aggravamento per malattia ed ottiene l’accompagnamento, l’inabilità al lavoro e la pensione anticipata.

«La situazione precipita nuovamente e nel 2018 è costretta ad un ciclo di chemioterapia a Cagliari, dove deve recarsi periodicamente accompagnata dal marito operaio, disposto a rinunciare allo stipendio di una giornata lavorativa, perché la moglie, da sola, non riuscirebbe ad affrontare il viaggio», ricorda in aula Mara Lapia che rivolgendosi al presidente Roberto Fico ha concluso: «Presidente, Michela Brotzu è una donna che non riesce nemmeno a stare in piedi dal dolore, ma nel giungo del 2019 durante un esame di controllo presso la commissione medica di Nuoro le viene revocata l’inabilità al lavoro e l’accompagnamento. Michela è “colpevole” forse di essere una donna di bell’aspetto, curata, di cercare disperatamente di non perdere la propria identità e di non permettere alla malattia di deturparla mentre lotta per la sopravvivenza – ha incalzato –. Una paziente oncologica, non deve esternare il male che la divora per dimostrare la sua malattia, non è annientando la propria femminilità che deve sperare di ottenere il diritto alla dignità. Denuncio in quest’aula il caso della signora Brotzu, per denunciare tanti casi di malati oncologici che, già gravati da un male devastante e messi all’angolo dalla vita, vedono i propri diritti irrimediabilmente calpestati».
 

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