La Nuova Sardegna

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Nuoro, sette pallini contro il cane Funghetta

Simonetta Selloni
Nuoro, sette pallini contro il cane Funghetta

L’animale ferito a Corte, nella zona in cui venne colpito Freccia. Intervento dell’associazione Gli amici a 4 zampe di Orazio

07 dicembre 2019
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NUORO. Si chiama Funghetta, perché i pallini che le hanno sparato hanno la forma di fungo, e anche perché alla clinica Duemari di Oristano la dottoressa Monica Pais ha l’abitudine di ribattezzare i piccoli rottami che arrivano, portati soprattutto da mani pietose che li soccorrono e li portano là dove sanno che qualcuno avrà cura di loro. E così è successo per la cagnetta trovata l’altro ieri a Corte da alcune persone che hanno subito chiamato i volontari dell’associazione Gli amici a 4 zampe di Orazio. La cagnetta non si reggeva in piedi, era bagnata fradicia e i stato di ipotermia. Sul corpo, i segni evidenti dei pallini. Sembrava, uno, erano sette. Uno di questi è penetrato nella scatola cranica conficcandosi nel lobo frontale. «Abbiamo subito capito che la situazione era grave. Funghetta era nella stessa zona in cui, due anni fa, avevamo trovato Freccia», conferma Gabriella Manca, dell’Associazione. Freccia lo ricordano tutti: uno splendido cane dallo sguardo dolente, trapassato da una fiocina sparata da un fucile da sub. Anche lui a Corte, anche lui in una zona della città dove evidentemente c’è chi può sparare tranquillamente a queste bestie spaventate e abbandonate. Freccia, come Funghetta, era stato soccorso dall’associazione Gli amici a 4 zampe di Orazio: nella clinica Duemari era niziata la sua seconda vita.

Ora la cagnetta Funghetta è sottoposta a tutte le cure di cui ha bisogno. Appena cinque chili, uno sguardo di chi ha fatto il viaggio verso l’inferno e ora, grazie agli Amici a 4 zampe di Orazio e alla Duemari, sta rientrando. Ma bisognerà aspettare un consulto neurologico per capire se potrà rimettersi in piedi.

«Siamo una piccola associazione, ci prendiamo cura dei randagi che troviamo, ci è stato prestato un luogo dove tenerli ma tutti non ci possono stare e quindi molti cani li teniamo in casa», racconta Gabriella Manca. L’associazione è nata tra amici che si dedicavano all’assistenza di un gruppo di randagi che viveva all’Ortobene. All’inizio erano 12 cani, tra le quali Mammona, la capostipite, morta tre anni fa a 17 anni: 17 anni da randagia. Quindi gli altri cani, figli, fratelli, e tra questi tre femmine che hanno dato alla luce altri 14 cuccioli. «Li abbiamo portati tutti via, sterilizzati e affidati». I volontari hanno assistito il nucleo originale portando coperte, tutti i giorni cibo, curandoli. E cercando di trovare loro dei proprietari. «È difficile soprattutto se sono cani anziani e di grossa taglia», una combinazione di fattori che evidentemente non attira. Ad aiutarli, i contributi dei privati: in questo i social fanno molto.

E ora, c’è un nuovo caso simile a quello di Freccia. «Presenteremo una denuncia, queste cose devono finire», sottolinea Gabriella Manca. Certo c’è da riflettere, pensando a chi possa aver sparato, per sette volti, contro una cagnetta inerme. Funghetta, che nonostante l’esperienza per mano degli umani ha conservato nello sguardo quella innata fiducia nei bipedi. Spesso immeritata, fa male dirlo.

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