La Nuova Sardegna

Nuoro

il processo 

Rapina e aggressione al bar della Solitudine sfilata di testi in aula

Rapina e aggressione al bar della Solitudine sfilata di testi in aula

NUORO. «Avevo visto Giovanni Bussa all’uscita del bar che prendeva per il colletto della maglia il figlio e lo portava verso la macchina. L’ho chiamato ma penso non mi abbia sentito perché non si è...

19 dicembre 2019
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NUORO. «Avevo visto Giovanni Bussa all’uscita del bar che prendeva per il colletto della maglia il figlio e lo portava verso la macchina. L’ho chiamato ma penso non mi abbia sentito perché non si è girato». Graziano Gusai, nuorese, la mattina del 26 agosto di due anni era appena rientrato da Lollove quando si è fermato a prendere un caffè al chiosco, adibito a bar, a pochi passi dalla chiesa della Solitudine dove c’era stata una rissa, nel corso della quale, un giovane di Loculi, Giuseppe Chessa (che si è costituito parte civile al processo attraverso l’avvocato Lorenzo Soro), sarebbe stato aggredito da sei persone, tra le quali, Giovanni e Giuseppe Bussa, padre e figlio difesi da Angelo Magliocchetti e Concetta Sirca, accusati in concorso di rapina e aggressione. Secondo l’accusa i due insieme ad altre persone, avrebbero aggredito il giovane baroniese, prima verbalmente e poi fisicamente con calci e pugni. Avrebbero, infine, rubato le chiavi dell’auto, fuggendo a bordo della sua vettura. Giovanni Bussa, fermato poco dopo il fatto, si era visto notificare l’obbligo di dimora. Il figlio Giuseppe, invece, si era costituito subito dopo alla Squadra mobile nuorese. Pare che tra i due allevatori e la vittima vi fossero vecchi rancori.

Ieri mattina Graziano Gusai sentito come teste della difesa ha raccontato nel dettaglio il rientro dalla campagna nel giorno del 26 agosto.

«Giuseppe Bussa era infuriato e aveva caricato Giovanni sulla sua Golf nera e si erano diretti verso Marreri. Erano entrambi agitati e indossavano gli abiti da campagna. Solo quando mi sono avvicinato al bar mi hanno detto della rissa; ho preso il caffè e sono andato via».

Il teste non ricordava però se all’interno del bar fosse tutto in ordine e neppure se a terra ci fossero chiazze di sangue. «Il locale è diviso in due ambienti – ha concluso Gusai – e io sono rimasto vicino al bancone e non mi sono accorto di nulla». Altrettanto dettagliato il ricordo di Giovanni Tola che di rientro da Orune (suo paese d’origine ndr) aveva incrociato, all’altezza del bivio per la chiesa di Valverde l’auto con a bordo i Bussa. «Ero certo fossero loro perché un periodo eravamo confinanti di pascolo. Conoscevo padre e figlio ma pur sapendo la vicenda accaduta dal bar, con loro non ne ho mai parlato». (k.s.)

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