La Nuova Sardegna

Nuoro

Magomadas, sui fanghi una comunità spaccata

di Giulia Serra
Magomadas, sui fanghi una comunità spaccata

Consiglio comunale affollato per affrontare un caso ambientale controverso La ditta Geco: «Permessi in regola». Il sindaco: «Tecnici ad hoc per controllare»

28 dicembre 2019
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MAGOMADAS. Come prevedibile, a Magomadas è andata in scena l'usuale contrapposizione tra chi vorrebbe vivere in un luogo salubre e chi difende il proprio posto di lavoro. È una comunità evidentemente divisa quella che ieri sera si è riunita nella sala del centro di aggregazione sociale per discutere del caso che da settimane tiene banco in Planargia e non solo: quello delle attività di recupero fanghi da depurazione svolte nell'impianto della Geco srl, nel quale dal mese di luglio arrivano i camion carichi del materiale stabilizzato proveniente da Acquedotto Pugliese, l'impresa pubblica che gestisce il servizio idrico integrato della regione Puglia e di alcuni Comuni delle regioni confinanti. Aria tesa e spazi insufficienti ad accogliere le tante persone accorse per partecipare alla riunione del consiglio comunale congiunto convocato dalle amministrazioni di Magomadas, Flussio e Tresnuraghes, al centro dei cui territori è stata avviata la nuova linea di trattamento fanghi, ampliamento dell'insediamento già esistente nel quale si operava per il recupero di rifiuti edili. Ad aprire e guidare la seduta è stato il padrone di casa, il sindaco Emanuele Cauli, che ha rappresentato il disagio della sua comunità declinandolo in tre tipologie: i forti miasmi percepiti, la presenza abnorme di mosche e la preoccupazione legata ad una percezione di pericolo inquinamento ambientale. A difendere la posizione dell'azienda, i due soci della Geco, Leonardo Galleri e Bonifacio Angius, supportati dalla presenza dei loro tecnici ingegneri ambientali, intervenuti ampiamente per sottolineare da una parte la legittimità autorizzativa dell'attività svolta nel sito di Magomadas, dall'altra per ribadire la disponibilità a mettere in atto azioni finalizzate all'abbattimento degli odori. Il comitato dei cittadini Ambiente Planargia ha invece depositato una nota, ribadendo il carattere reale dei disagi denunciati e esprimendo la speranza che si possa porre rimedio alla situazione. Non sono mancati neanche i passaggi di tensione più esibita, con la presenza in sala dei lavoratori della Geco che, dal fondo dell'aula, non hanno mancato di rivolgere accuse di vario tipo verso alcuni cittadini che hanno preso la parola per esprimere la propria contrarietà all'insediamento. Tra i passaggi di rilievo, il più concreto è stato l'annuncio del sindaco Cauli di volersi dotare di tecnici ad hoc che seguano e verifichino per il Comune tutte le procedure e le attività della Geco. Una decisione che non è piaciuta alla società, che per voce di Bonifacio Angius ha ribadito la legittimità delle autorizzazioni dell'impianto ed espresso perplessità per la scelta del Comune. A tentare di focalizzare l'attenzione sulla vocazione agricola e turistica del territorio ci hanno pensato alcuni cittadini, intervenuti per sottolineare anche le ripercussioni negative della presenza dell'impianto sulle attività come i B&b, che avrebbero già registrato problemi e disdette a causa dei miasmi durante l'estate, e la vicinanza insostenibile dell'impianto ai centri abitati e ai vigneti della preziosa Malvasia. Il presidente di Isde Medici per l'ambiente Domenico Scanu ha invece sottolineato l'inusuale condizione nella quale è stato chiamato ad esprimersi: «di solito ci occupiamo di queste vicende nell'ambito delle procedure di Valutazione d'impatto ambientale, difficile fare un'analisi senza avere a disposizione tutti i dati».

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