La Nuova Sardegna

Nuoro

L’incendio alla Geco: è l’ora della solidarietà

di Alessandro Farina
L’incendio alla Geco: è l’ora della solidarietà

Magomadas, centinaia di messaggi ai titolari dell’impianto distrutto dal fuoco  Una ditta di Fordongianus regala un gruppo elettrogeno. L’azienda: ripresa dal 7

03 gennaio 2020
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MAGOMADAS. In Planargia si discute dell’episodio che ha causato danni per decine di migliaia di euro alla Geco Srl, la notte di Capodanno. Dopo la presa di posizione del sindaco Emanuele Cauli a lanciare messaggi di distensione e inviti al dialogo sono altri amministratori della zona, evidentemente preoccupati della piega della vicenda. Nell’impresa che opera da luglio nell’area industriale di Magomadas, nata incontrastata nel 2014 dopo un lungo iter di approvazione del Puc (tra i pochi in zona ad essere coerente con le disposizioni del Ppr), si lavora per ripulire l’area dove sono andate in fumo le attrezzature. Un gruppo elettrogeno da 100 ed un altro da 80 Kw, oltre ad un server appena acquistato, per circa 60mila euro di danni non coperti da assicurazione.

«L’attività, grazie anche alla solidarietà di tanti, riprenderà fra qualche giorno» rivela l’amministratore dell’impresa Leonardo Galleri. Mentre è al vaglio dei carabinieri della Compagnia di Macomer e della stazione di Bosa, chiusi in uno strettissimo riserbo, il filmato delle telecamere di sicurezza del cantiere, con immagini che daranno una chiara definizione di quanto avvenuto la notte di Capodanno a Magomadas. Nell’incipit di una lunga nota pubblicata nella serata del primo gennaio la Geco afferma che “Mani infami hanno appiccato fuoco al frutto di tanto onesto lavoro”, le parole che non sembrano lasciare dubbi sull’origine dolosa del gesto. «Non voglio aggiungere altro, posso solo dire che ho piena fiducia nel professionale lavoro delle forze dell’ordine» aggiunge Galleri. Il primo dell’anno nel cantiere è stato un viavai di taccuini, telecamere e visite, «Soprattutto sono rimasto sorpreso dalla solidarietà che abbiamo ricevuto non solo via social. In tantissimi ci hanno chiamato direttamente, molti operai e imprenditori di questa zona e dell’isola si sono messi a disposizione gratuitamente per dare una mano. Un’impresa di Fordongianus ci fornisce un gruppo elettrogeno: andremo questa sera (ieri per chi legge, ndc) a prenderlo e lo metteremo in funzione. Probabilmente già dal 7 o 8 gennaio saremo pienamente operativi». In cantiere la paura degli operai di perdere il lavoro lascia spazio a quella che appare come la determinazione ad andare avanti. «Qui, come vede, non c’è nulla da nascondere. Siamo sempre stati aperti alle visite di quanti si vogliano rendere conto di persona di cosa facciamo. Siamo stati sottoposti a decine di controlli in pochi mesi da diversi enti, anche dai Noe dei Carabinieri. Nulla è emerso che possa pregiudicare il nostro lavoro o tanto meno la salute dei cittadini, ribadisce Leonardo Galleri. Restano però sul tappeto le ragioni dei residenti nelle periferie di Magomadas, Tresnuraghes, Flussio sulla questione miasmi e presunta sovrabbondanza di mosche, il nodo da sciogliere. «Come ha riferito un nostro tecnico incaricato nell’assemblea di Magomadas, oltre ai sistemi che già adottiamo, senza contare che tutto è monitorato da un’apposita centralina e che i dati vengono raccolti praticamente ogni 48 ore dagli organi preposti, sono allo studio altri accorgimenti», afferma Galleri. Che sulla questione fanghi in arrivo dalla penisola ribadisce: «Solo dalla Puglia, né dalla Campania né da altre regioni. Si tratta di fanghi a basso contenuto di idrocarburi e metalli pesanti, gli unici che ci permettono di realizzare un prodotto certificato. In questo senso le norme a cui siamo sottoposti sono ben più restrittive di quelle che riguardano prodotti per lo spargimento di fanghi in agricoltura. Perché la disciplina normativa a cui siamo soggetti è quella della produzione di ammendanti biologici, che ha parametri stringenti e rigidissimi». Dato per più che probabile che l’incendio alla Geco sia doloso, dalla Planargia all’azienda e alla popolazione di Magomadas, dove l’asticella dell’attenzione e della preoccupazione è ai massimi livelli in una comunità dove vivono tanti anziani, arrivano attestati di solidarietà e appelli alla pacatezza. Tre “no” alla violenza precedono la riflessione del sindaco di Bosa Piero Franco Casula, che interviene pubblicamente su una questione che ha evidenti riflessi non proprio positivi in un territorio vocato al turismo. «Ho grande rispetto per l'attività imprenditoriale, così come per i cittadini che lamentano disagio, ma solo il dialogo può essere la strada per trovare la soluzione», l’appello del sindaco di Bosa. Schierato “senza se e senza ma” dalla parte della legalità. «Questa azione va condannata senza tentennamenti, perché non va solo contro all'impresa, ma anche contro chi lamenta il disagio e contro l'intera comunità», conclude Piero Franco Casula.

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