La Nuova Sardegna

Nuoro

La Procura dà il via libera «Riaprite il ponte di Oloè»

di Valeria Gianoglio
La Procura dà il via libera «Riaprite il ponte di Oloè»

Il pm Bocciarelli in udienza: «La Provincia ha fatto le indagini che avevo chiesto» Certificato come sicuro anche il tratto della Sp 46. La parola ora passa al giudice

14 gennaio 2020
3 MINUTI DI LETTURA





NUORO. «C’è stata una ulteriore richiesta di dissequestro del ponte, depositata dalla Provincia il 13 dicembre del 2019, dopo ulteriori attività di verifica richieste dalla Procura. Queste verifiche sono state fatte, le ho messe a disposizione dei miei consulenti che oggi riferiscono su questo. E posso già dire che sulla base di queste nuove verifiche e di ciò che dicono i miei consulenti, io oggi posso dare il parere positivo sulla riapertura del ponte di Oloè». A inizio udienza, e poco prima che i difensori controinterroghino i consulenti dell’accusa, al processo Oloè bis – per le presunte frodi nei lavori disposti dall’Anas dopo l’alluvione – il pubblico ministero Giorgio Bocciarelli tira fuori la bomba che nessuno si aspettava.

È il via libera, l’ok, il sì tanto atteso alla riapertura di un ponte chiuso ormai, in modo continuativo, da due anni. Un ponte attorno al quale, dalla notte tragica che ha portato alla morte di Luca Tanzi, il 18 novembre del 2013, insieme a due processi distinti si stanno consumando anche polemiche feroci, rabbia, rivendicazioni di un intero territorio e dolore di tante famiglie. Per la Procura e per i suoi consulenti, tuttavia, da adesso in poi il ponte può essere riaperto. Ma l’ultima parola spetterà al giudice monocratico Giovanni Angelicchio: sarà lui a decidere, dopo aver ricevuto l’elaborato definitivo da parte della Procura che lo depositerà entro un paio di giorni. Ma la strada, ormai, è spianata verso la soluzione che tutti aspettavano da tanto tempo.

E così, lo stesso pm che alla prima richiesta di dissequestro presentata dalla Provincia nel luglio scorso, il 5 settembre del 2019 aveva dato parere negativo, alla luce degli ultimi accertamenti fatti dalla Provincia, stavolta ha dato parere positivo per la riapertura. Cosa gli abbia fatto cambiare idea, da settembre a ieri è presto detto: un discreto numero di indagini geognostiche e geotecniche che la Provincia nell’autunno scorso ha affidato alla società nuorese Sigeco srl. Gli accertamenti eseguiti dai geologi, in sostanza, hanno riguardato le fondazioni delle spalle e delle pile del ponte. Proprio i punti sui quali la Procura e i suoi consulenti avevano espresso più di un dubbio circa la tenuta, la stabilità e la sicurezza, in ultima analisi. Ma non solo: la stessa Provincia, rappresentata dall’avvocato Marco Pilia, ha incaricato la Art di Parma, di verificare i risultati delle indagini della Sigeco per rilasciare un certificato di sicurezza globale del tratto della strada provinciale che poi attraversa il ponte, tra il km 3 e il km 13. Sia il tratto che precede, sia quello che segue Oloè – che si trova al km 7 della provinciale – dunque, è interamente certificata come sicura. Eccole qui, dunque, le ulteriori verifiche fatte eseguire dalla Provincia per spazzare via gli ultimi dubbi della Procura. L’ente guidato dall’amministratore straordinario Costantino Tidu, in realtà, sulla sicurezza e sulla tenuta del ponte era sicuro quantomeno da quando, nel giugno del 2019, aveva eseguito le prove di carico e il ponte aveva retto senza problemi al passaggio e alla sosta di diversi camion per la bellezza, in totale, di 250 tonnellate. L’ultima parola sulla riapertura adesso passerà al giudice non appena, entro un paio di giorni, riceverà l’elaborato completo della Procura. Nell’udienza di ieri, intanto i consulenti del pm hanno spiegato che il materiale utilizzato per intervenire sul ponte dopo l’alluvione non era il “geomix” previsto all’inizio anche nel progetto esecutivo, ma un terramix «accettabile sì, dal punto di vista tecnico», ma non registrato in modo adeguato dal punto di vista della contabilità. Secondo l’accusa, infatti, i vertici dell’impresa Sacramati finiti a giudizio, avevano commesso una frode in pubbliche forniture, «fornendo cose diverse in modo significativo per quantità, qualità e provenienza rispetto a quanto pattuito nell’ambito dell’appalto relativo ai lavori di restauro del viadotto di Oloè».

In Primo Piano
Il dossier

Intimidazioni agli amministratori: nell’isola casi aumentati del 20 per cento

di Andrea Massidda
Le nostre iniziative