La Nuova Sardegna

Nuoro

BOSA 

Si accende il falò, primo giorno del Carrasegare

di Alessandro Farina
Si accende il falò, primo giorno del Carrasegare

Tutto pronto per la catasta in riva al fiume Temo, le maschere si preparano a uscire 

15 gennaio 2020
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BOSA. La catasta di legna che sarà accesa alle 15 del 16 gennaio, letteralmente in riva al fiume e con scenario unico il ponte vecchio, il Lungotemo, lo storico quartiere medievale di Sa Costa ed in cima al colle di Serravalle, è già pronta. Ad allestirla quest’anno gli iscritti all’associazione religiosa Sant’Antonio Abate, presieduta dallo storico e combattivo presidente Ignazio (Babbualzu) Arzu. Don Franco Oggianu, parroco della Cattedrale, arriverà verso le 16 sulla sponda sinistra, per benedire la pira votiva in onore del santo che, così vuole la leggenda, riuscì a riportare dall’inferno il fuoco sulla terra dopo aver gabbato il diavolo, perché l’umanità potesse nuovamente avere luce per rischiare le tenebre e riscaldarsi.

Ma a Bosa vige anche un’altra credenza popolare: quella che vuole, dopo tre giri in senso orario e tre in senso antiorario attorno al fuoco benedetto, che i fedeli in preghiera possano trascorrere un intero anno senza mal di pancia. Non finisce qui, però. La manifestazione religiosa di Su fogulone ‘e Sant’Antoni si sposa infatti anche con il “faceto” di altri riti, questa volta civili ma comunque dalle antiche origini, probabilmente risalenti all’epoca romana, alle pratiche dionisiache ed ai baccanale. Attorno alle ceneri del fuoco votivo infatti, dalla serata iniziano a presentarsi le prime maschere dello storico Carrasegare ‘Osincu. Che poi proseguirà sino all’intenso Martis de carrasegare con S’Attitidu al mattino e Giolzi dall’imbrunire, le nere prima e bianche in chiusura inimitabili maschere bosane. C’è quindi in fondo tutta l’anima, il corpo e lo spirito della cultura bosana nella festa dedicata all’Abate Antonio. A cui la città nel XVI secolo ha dedicato una splendida chiesa sulla sponda sinistra del corso d’acqua, abbellita da una suggestiva facciata in trachite rossa. Tempio purtroppo chiuso da qualche anno e “imballato” in strutture di sostegno, amaramente off limits per fedeli e visitatori.

Anche se la buona notizia, dopo i fondi in arrivo dalla Regione incassati lo scorso anno, è che l’amministrazione comunale ha avviato il bando per il progetto di intervento che prevede lavori di messa in sicurezza e restauro.

Forse quindi il 2020 sarà l’anno della svolta per Sant’Antonio, e la prossima edizione dell’appuntamento sarà possibile festeggiare religiosamente l’evento all’interno di una fra le chiese più care ai bosani.



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