La Nuova Sardegna

Nuoro

“Sa prima essia” a Ottana tra maschere, fuoco e riti

di Federico Sedda
“Sa prima essia” a Ottana tra maschere, fuoco e riti

Per la prima uscita di Boes e merdules c’è stato anche un concorso fotografico Molti i professionisti che con i loro scatti hanno colto i vari momenti della festa

17 gennaio 2020
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OTTANA. “L’ immortale danza di boes, merdùles e filonzana - sa prima essia”: questo il titolo del concorso fotografico nazionale che si è tenuto ieri, a Ottana, in occasione della prima uscita delle maschere etniche (“sa prima essia”), che avviene ogni anno, immutabile nel tempo, alla vigilia della festa di sant’Antonio abate, dopo i vespri e l’accensione del fuoco in onore del santo. Molti i fotografi, professionisti e non, provenienti da diversi centri dell’isola e non solo, che, con i loro scatti, hanno voluto cogliere gli attimi più suggestivi della prima uscita delle maschere e dei riti propiziatori intorno al grande falò, acceso all’imbrunire, in piazza San Nicola. L’ iniziativa, che punta a valorizzare a livello nazionale il carnevale di Ottana, è promossa dall’amministrazione comunale che ha messo a disposizione, per i vincitori, un montepremi di mille euro così suddiviso: 700 euro al primo classificato, 200 al secondo e 100 euro alla foto più votata dai visitatori della mostra che sarà allestita a carnevale. Le opere fotografiche dovranno essere presentate all’ ufficio protocollo del Comune, in un plico sigillato, entro il 7 febbraio 2020. L’immagine deve essere memorizzata su pendrive usb, nei formati jpeg e raw (pena l’esclusione dal concorso) e stampata su carta fotografica di formato non inferiore a 30X40. La foto deve essere accompagnata da una relazione descrittiva che indichi le motivazioni che hanno reso la situazione riprodotta identificativa del carnevale ottanese nel giorno dell’accensione del grande falò (“su ‘ogulone”) in onore di sant’ Antonio e della prima uscite dell’anno di boes, merdùles e filonzana. Un intreccio profondo, quello tra il santo patrono del fuoco e protettore degli animali domestici e le maschere etniche, che, ieri, intorno al grande falò, ha rinnovato la sintesi tra devozione e credenze popolari, riti religiosi e simbologie propiziatorie legati alle credenze precristiane e ai riti augurali della tradizione contadina. Un’atmosfera mistica, quella vissuta ieri sera a Ottana e immortalata dai fotografi, che suggella la sacralità dei vespri e dell’offerta del pane votivo con la ritualità profana rappresentata dalle maschere. Il tutto con un’unica sintesi popolare: chiedere a sant’Antonio e alla natura matrigna di favorire il lavoro nei campi e di allontanare i mali e le pestilenze che minacciano il raccolto e la vita. Un patto sacro e profano rinnovato intorno al fuoco e sugellato dall’immortale danza di boes, merdùles e filonzana.



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