La Nuova Sardegna

Nuoro

Nuoro, studentessa giapponese presa di mira: "Coronavirus, coronavirus"

Simonetta Selloni
Corso Garibaldi a Nuoro, immagine di repertorio
Corso Garibaldi a Nuoro, immagine di repertorio

Due deprecabili episodi di intolleranza sul bus e nella scuola frequentata dalla ragazza, in Sardegna nell'ambito di un programma di scambi culturali

07 febbraio 2020
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NUORO. Quando alla psicosi si unisce una generosa di ignoranza condita con un pizzico di imbecillità, il risultato può diventare esplosivo. Ed è così che a una giovane studentessa giapponese, a Nuoro nell'ambito del programma di scambio giovani del Rotary, è accaduto di essere al centro di risate e prese in giro, condite da appellativi "coronoavirus", da parte di sconsiderati che in almeno due occasioni l'hanno presa di mira. Ora, qualche sorrisino c'era stato anche a scuola, nell'istituto superiore che la ragazza frequenta. Subito rientrato nei ranghi, perché i ragazzini, capaci di scherzi a cuor leggero che però diventano macigni se dall'altra parte c'è un animo sensibile, e perché no fragile, sono stati subito bloccati dai loro stessi coetanei. Al punto da presentarsi a testa bassa per chiedere scusa alla loro compagna giapponese; lei aveva un po' frainteso, complice la non perfetta conoscenza della lingua, e una cultura profondamente intrisa di rispetto al punto da non contemplare nemmeno per un momento che ci si possa prendere gioco dell'altro, ancora meno se straniero e quindi "ospite".

Quel che è grave è che questa ragazza in altre due occasioni, negli ultimi giorni, è stata al centro di episodi che rasentano il bullismo. La prima volta su un autobus: il termine "coronavirus" ripetuto più volte, gli ammiccamenti, la sgradevole sensazione di essere l'argomento del discorso per via dei suoi tratti orientali. Cinese, giapponese, non c'è differenza quando il filtro è l'ignoranza. Non deve essere stato facile, lei ha raccontato tutto alla famiglia ospitante, la questione sembrava chiusa lì, con le rassicurazioni e l'invito a passare oltre. Qualche giorno dopo, un altro fatto. In centro, la studentessa attendeva di essere servita in un locale. Un gruppetto di balenti l'ha apostrofata ancora con la stessa solfa, ma non solo. Lei si è spaventata, ha provato ad allontanarsi, qualcuno ha tirato fuori un cellulare e ha fatto il gesto di filmarla. È corsa via, ferita.Fortunatamente attorno a lei si è stretto ancora di più il cerchio delle amicizie, non solo da parte degli studenti di scambio e dal Rotary. Le sue compagne e i suoi compagni di scuola hanno prodotto una sorta di "scudo umano": per non lasciarla sola, per aiutarla in un momento in cui l'ignoranza di pochi può destabilizzare, proprio mentre si vive un'esperienza straordinaria ma difficile, alle prese con una lingua e una cultura diverse, catapultati a migliaia di chilometri da casa.

Probabilmente, alla fine dell'anno di scambio, lei sarà capace di ridere di quel gruppetto di balenti così ignoranti. Nella sua nipponica educazione, li archivierà come un incidente di percorso.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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