La Nuova Sardegna

Nuoro

Lavori sul ponte di Oloè, gli imputati si difendono

di Luca Urgu
Lavori sul ponte di Oloè, gli imputati si difendono

Al processo per la frode in pubbliche forniture i vertici dell’impresa parlano in aula «Abbiamo svolto l’intervento con i materiali adeguati previsti dal capitolato»

08 febbraio 2020
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NUORO. Al processo Oloè bis, quel filone avviato dalla procura di Nuoro per l’ipotesi di frode in pubbliche forniture nella struttura riaperta dopo l’alluvione Cleopatra, due dei tre imputati scelgono di parlare davanti al giudice sottoponendosi alle domande delle parti. Una strategia precisa per respingere ogni accusa quella dell’ingegner Gianfranco Castiglioni, direttore tecnico dell’impresa Sacramati e di Antonio Giacobbe, direttore dei lavori per conto dell’Anas, ma non del terzo imputato Roberto Sacramati (nessuna deposizione da parte sua), titolare dell’impresa che per conto dell’Anas aveva compiuto degli importanti lavori di restauro del ponte dopo il clamoroso e tragico crollo del 2013 quando morì il poliziotto Luca Tanzi. In realtà le domande per i due imputati sono tutte rivolte dai loro difensori, gli avvocati Luca Accardo e Maurizio Serra per Castiglioni e l’avvocato Valerio Fundarò per Giacobbe, mentre sia la pubblica accusa sia le parti civili, ritengono di non avere niente da chiedere in questo passaggio e in un processo dove si presume il grosso dell’attività probatoria verrà fuori dalle consulenze dei periti chiamati a pronunciarsi sul corretto svolgimento dell’opera e all’utilizzo dei materiali richiesti in base al capitolato. Le accuse sono infatti precise. Ai tre imputati viene contestato, in concorso tra loro, di aver commesso una frode in pubbliche forniture, «fornendo cose diverse in modo significativo per quantità, qualità e provenienza rispetto a quanto pattuito nell’ambito dell’appalto relativo ai lavori di restauro del viadotto di Oloè». E sempre stando alle accuse formulate dal pm Giorgio Bocciarelli, i tre imputati avevano modificato alcuni materiali previsti dai lavori, e in diversi casi si sarebbe trattato di modifiche non classificabili «come variante di poco conto sia in relazione all’importo notevolmente maggiorato». Le domande dei legali davanti al giudice Angelicchio sono state rivolte ai loro assistiti proprio per smontare questo impianto accusatorio. L’ingegner Castiglioni è stato preciso e diretto. Per lui il lavoro venne realizzato a regola d’arte, con materiali adeguati e verifiche congrue sul rilevato che aveva risposto alle prove di carico. Anche il direttore dei lavori dell’Anas Antonio Giacobbe si è mostrato tranquillo, consapevole di aver svolto il suo ruolo con attenzione e scrupolo attenendosi al capitolato d’appalto e controllando e verificando il progredire dei lavori. «Ho svolto in maniera puntuale il mio compito – ha rimarcato Giacobbe – Ho la massima tranquillità anche sul materiale utilizzato in un lavoro che dovevamo concludere in tempi rapidi e che infatti abbiamo fatto rispettando i termini contrattuali». Si torna in aula il 9 marzo quando verranno sentiti i consulenti della difesa che hanno effettuato le perizie sul ponte tra Oliena e Dorgali interessato dai lavori di restauro del 2004.

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