La Nuova Sardegna

Nuoro

Cpr, interviene anche il Garante

di Giulia Serra

Appello al prefetto: situazione opaca, fateci visitare la struttura. E all’interno prosegue la protesta

15 febbraio 2020
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MACOMER. Ancora un'altra notte caotica all'interno del Cpr di Macomer. La visita della prefetta Bruzzese di giovedì mattina sembrerebbe non aver sortito nessun effetto immediato su una situazione che, secondo quanto continua a trapelare, pare lontana dall'essere sotto controllo. Materiali di carta sarebbero stati bruciati dai migranti “trattenuti” facendo allertare e scattare il sistema antincendio. Risultato: tutti svegli fino alle tre del mattino. Non solo, perché il personale impiegato all'interno del centro ha reiterato la denuncia di una situazione fuori controllo.

La protesta dei sanitari. Intanto ieri mattina, negli spazi dedicati del Cpr, si sono svolte le udienze di convalida dei provvedimenti di trattenimento dei 6 migranti di nazionalità algerina che martedì sono giunti con un barchino sulle coste meridionali dell'isola e che, dopo il decreto di respingimento emesso dal questore di Cagliari, sono stati destinati alla struttura macomerese. Tra questi, almeno uno si sarebbe dichiarato minorenne. In questo caso, la convalida del provvedimento è condizionata dall'esito delle verifiche necessarie per determinare la corretta età anagrafica del trattenuto. Inoltre nella notte tra mercoledì e giovedì la mancanza di un piano sanitario avrebbe portato a un corto circuito quando si è reso necessario il trasporto di un migrante all’ospedale di Nuoro: il personale del 118 si sarebbe rifiutato di effettuare il trasporto senza adeguata condizioni di sicurezza e dunque è stato utilizzato un mezzo blindato dell’esercito.

Parlano i garanti. Intanto dopo la presa di posizione di numerosi legali che vedono la sostanziale violazione di elementari diritti costituzionali, sul Cpr di Macomer interviene ora il coordinamento dei garanti delle persone detenute o private della libertà personale. A Macomer, dove sulla carta il carcere è stato chiuso sei anni fa, questa figura non esiste. «Attraverso la Garante del Comune di Nuoro – scrive il coordinatore dei garanti dell’isola, e garante di Oristano, avvocato Paolo Mocci – si è cercato di entrare in contatto con gli uffici territoriali del Governo di Nuoro, per tracciare un percorso condiviso verso una sempre maggiore conoscenza della criticità che queste specifiche forme di privazione della libertà nel nostro territorio comportano e verso la costruzione di un sistema capace di tenere insieme legalità, sicurezza e diritti di ogni persona. L'aiuto che si vuole offrire sarebbe un’occasione per far conoscere la realtà interna che rimane “opaca”, alimentando cosi l’infondato dubbio che ci siano cose da nascondere».

Necessario vigilare. «La detenzione amministrativa per le persone migranti –scrive il coordinamento dei garanti – è una realtà del nostro Paese. E anche se i numeri possono sembrare piccoli rispetto per esempio a quelli relativi all’esecuzione penale, a differenza di questi ultimi sono dei luoghi e dei contesti molto meno “tutelati”. Non esiste infatti un ordinamento che dettagliatamente ne regoli quotidianità e tutele, né una Magistratura chiamata a vigilare con continuità su cio che accade al loro interno e destinata a ricevere reclami su singoli aspetti del suo svolgersi».

La richiesta. Per questi motivi «il Coordinamento intende porsi come mezzo di prevenzione, prima che si verifichino violazioni dei diritti o eventuali abusi, prima che le situazioni si cristallizzino o degenerino o prima che si prendano decisioni che possano avere conseguenze irreparabili sulle persone». E dunque «appare fondamentale scongiurare i rischi di arbitrarietà insiti nel dettato della legge procedendo alla definizione preliminare di parametri oggettivi di idoneità degli ambienti evocati sulla base degli standard europei e internazionali elaborati, sia specificatamente in materia di detenzione amministrativa delle persone straniere, sia in linea generale per tutti i “luoghi del detenere”». I garanti evidenziano infine come «la condizione stessa di privazione della libertà personale e la convivenza forzata con altre persone in un contesto ad altissima tensione, costituiscono fattori altamente traumatizzanti, il cui effetto può essere oltremodo pervasivo sulle condizioni del soggetto gia vittima di tortura o violenza estrema». Da qui l’appello al prefetto di Nuoro per una “visita condivisa”al Cpr di Macomer per proporre soluzioni alle eventuali criticità riscontrate.



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