La Nuova Sardegna

Nuoro

Aggressione ai carabinieri il pm: 3 anni ai due imputati

Aggressione ai carabinieri il pm: 3 anni ai due imputati

Sarule, per l’accusa minacciarono e offesero i militari durante la festa del paese La difesa chiede l’assoluzione: «Troppi dubbi nella ricostruzione dei fatti»

28 febbraio 2020
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SARULE. «All’esito dell’istruttoria è stata provata la responsabilità degli imputati in relazione ai fatti loro contestati e chiedo una condanna a 3 anni e 4 mesi». Non ha dubbi il pubblico ministero Ireno Satta durante la requisitoria del processo a carico di due giovani di Sarule, Lorenzo Puddu e Stefano Schirru, difesi dagli avvocati Milena Patteri e Marcello Masia perché accusati di resistenza a pubblico ufficiale con azione minacciosa e violenta. Ieri mattina, davanti al collegio presieduto da Giorgio Cannas, è stata ricostruita la giornata del 3 aprile 2018 quando, durante i festeggiamenti in onore di Santa Lucia, due carabinieri sarebbero stati minacciati da due ragazzi a cavallo. «Due militari sono stati vittime di violenza e nonostante le numerose persone presenti nessuno si è fatto avanti in loro difesa. Nello specifico – ha aggiunto il pm – la marescialla della stazione Elena Zanier era uscita in abiti civili dopo che era stata avvisata dei disordini in centro a causa della presenza di alcuni giovani ancora in sella ai loro cavalli. La comandante aveva contattato un altro carabiniere, Roberto Piras che proprio in quel momento si trovava all’interno del bar “Chikita Cafè. Entrambi i carabinieri erano usciti in strada e qualificandosi avevano chiesto le generalità ai due ragazzi che, dopo essersi rifiutati di fornirle, avrebbero inveito contro i militari. Con fare minaccioso si erano rivolti a mo’ di sfida verso i due carabinieri – ha aggiunto l’accusa – e Puddu in particolare, dopo che Schirru gli aveva passato un bastone di legno, era sceso dal cavallo e si era scagliato contro la marescialla, nell’intento di colpirla. Contemporaneamente rivolgeva a lei frasi offensive e minacciose. Era dovuto intervenire il carabiniere Piras per bloccare l’aggressione alla Zanier che, nel tentativo di chiamare rinforzi con il cellulare, era stata accerchiata da dieci persone che le avevano strappato di mano il telefonino. In suo aiuto era poi uscito il titolare del bar, Gonario Forma che era riuscito a bloccare la situazione. Questi – ha sottolineato l’accusa – per quanto il suo interesse fosse quello di non avere problemi per il locale, aveva chiesto scusa alla marescialla dicendo che in fin dei conti non era successo nulla».

Il pm Satta ha poi proseguito la sottolineando che, se da una parte c’era la descrizione precisa dei fatti da parte dei due militari, dall’altra c’era il tentativo degli imputati di far testimoniare amici e compaesani in modo da gettare ombre su quanto ricostruito dai carabinieri.

Di parere opposto la difesa che nel tentativo di smontare la tesi accusatoria ha ripercorso tutti i punti salienti dell’istruttoria dibattimentale. «Sono tanti i dubbi che restano sulla giornata del 3 aprile – hanno detto gli avvocati Masia e Patteri – e che neppure i carabinieri hanno chiarito fino in fondo. Possibile che in quel momento in paese non ci fossero militari in servizio e dovessero intervenire i colleghi in abiti civili? Dal tenore delle testimonianze degli stessi militari non è emersa alcuna aggressione. In compagnia del militare Piras, all’interno del bar c’era anche il carabiniere Farina che, nonostante la situazione di presunto pericolo, non era stato chiamato ad intervenire. Non solo – hanno aggiunto i legali chiedendo l’assoluzione per i due imputati – non è neppure mai stato chiarito chi abbia chiamato i rinforzi visto che la Zanier non aveva potuto usare il suo cellulare». (k.s.)

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