La Nuova Sardegna

Nuoro

Il pm: «Condannatelo a 12 anni»

di Kety Sanna
Il pm: «Condannatelo a 12 anni»

Pensionato alla sbarra, la difesa chiede la derubricazione del reato in lesioni: non voleva uccidere

29 febbraio 2020
3 MINUTI DI LETTURA





NUORO. Ieri mattina al quarto piano del palazzo di giustizia, davanti al gup Teresa Castagna, si è tenuta la discussione del processo a carico del pensionato 68enne di Irgoli accusato di tentato omicidio plurimo. Giuseppe Cambone il 15 gennaio di due anni fa aveva tentato di uccidere sorella, cognato e nipote dopo che il giorno prima li aveva minacciati con una roncola. Il pubblico ministero Ireno Satta che alla fine della sua requisitoria ha chiesto la condanna dell’imputato a 18 anni, ridotta di un terzo della pena a 12 per via della scelta del rito alternativo, non ha dubbi: l’uomo aveva agito con premeditazione esplodendo contro i familiari cinque fucilate che, solo per un caso, non li aveva raggiunti. O meglio, Matteo Romanu, cognato dell’imputato, era stato colpito di striscio al volto mentre erano rimaste illese la moglie e la figlia. Secondo l’accusa Giuseppe Cambone quel giorno voleva uccidere. Aveva imbracciato un fucile caricato a pallettoni e aveva esploso i colpi in direzione dei familiari a seguito di un litigio per questioni di eredità.

Quindi la parola è passata alle parti civili, rappresentate dagli avvocati Giovanni Colli e Francesco Mossa che tutelano gli interessi di Matteo Romanu, della moglie Franca Cambone (sorella del pensionato) e della figlia. Sottolineando il movente legato a motivi patrimoniali, i legali hanno rimarcato la volontà omicidiaria dell’imputato, dedotta dal comportamento assunto già il giorno prima nei confronti dei parenti che erano entrati nel cortile, essendo pure loro eredi di una parte dell’abitazione in cui vive l’uomo.

Cambone, che a causa di un’invalidità si sposta con una carrozzella a motore, aveva minacciato i suoi familiari con una roncola. Il giorno successivo, invece, si era armato di fucile. Ti tenore nettamente opposto le arringhe difensive degli avvocati Gianluca Sannio e Alessandro Luche che rivolgendosi al gup hanno chiesto la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni. Secondo i legali Giuseppe Cambone, se veramente avesse voluto, avrebbe potuto uccidere. Le fucilate erano state esplose da distanza ravvicinata e i pallettoni, avrebbero sicuramente raggiunto le persone presenti nel cortile se quella fosse stata la volontà dello sparatore.

La difesa, inoltre, escludendo la premeditazione ma riconoscendo la provocazione (i familiari dell’imputato avrebbero cambiato a sua insaputa le serratura degli ingressi della casa a più piani ndr) hanno chiesto al giudice di contenere al minimo la pena, anche alla luce delle condizioni di salute precarie dell’imputato. Proprio ieri mattina dal carcere di Uta dove l’uomo è detenuto, è arrivato in cancelleria un certificato attestante chiara diagnosi di incompatibilità con il regime carcerario. Su questo punto il giudice si è riservato di nominare un consulente perché valuti la situazione. Ieri mattina il pm e le parti civili hanno anche replicato. Il processo quindi è stato aggiornato a giovedì prossimo per le repliche della difesa e la sentenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative