La Nuova Sardegna

Nuoro

Dorgali, interessi bancari gonfiati per 59mila euro: imprenditore vince in tribunale

Valeria Gianoglio
Il palazzo di giustizia di Nuoro, immagine di repertorio
Il palazzo di giustizia di Nuoro, immagine di repertorio

Nel processo a Nuoro il giudice ha stabilito che l'istituto di credito era in torto

04 marzo 2020
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NUORO. Gli è costato sette anni di causa civile ma alla fine la giustizia gli ha dato ragione nella sostanza e, almeno per un po’, gli ha fatto dimenticare l’amarezza di tanti anni trascorsi a combattere con le banche lamentando interessi e spese non dovuti che alla fine, insieme ad altre sventure, lo hanno costretto a chiudere il negozio di telefonia a Dorgali. Il giudice del tribunale di Nuoro, Paolo Dau, accogliendo le istanze dell’avvocato Daniele Pietro Costantini e della ditta che tutela – la Ages di Dorgali, di Peppino Pira – ha stabilito che il saldo negativo del conto della ditta, quello che diversi anni fa aveva accertato la Banca di credito sardo, poi Intesa San Paolo, fosse tutt’altro che corretto.

Il giudice, nella sentenza depositata qualche giorno fa, ha accertato e dichiarato che il saldo negativo del conto di Peppino Pira, nella filiale ex Banca di Credito sardo, e poi Intesa San Paolo di Dorgali, non fosse affatto “sotto” di 82mila e 690,90 euro, ma andasse rideterminato in un saldo negativo ben più modesto: di meno 23mila 388,18 euro. Con una differenza sostanziale mica da poco: di ben 59mila e 302 euro.

Per il giudice civile, dunque, anche alla luce di una perizia disposta nel corso della causa, così come sosteneva il legale di Pira, quei 59mila euro erano interessi, commissioni e spese che la banca non avrebbe mai dovuto applicare all’imprenditore dorgalese, e per questa ragione devono essere stornati dal debito che il correntista ha con la banca. Un debito, tra l’altro, che Intesa San Paolo, nel frattempo aveva ceduto a una società specializzata nel recupero di crediti, la Penelope spv. Certo è che, sin dall’inizio, a guardare gli interessi e le commissioni applicati al suo conto, Peppino Pira aveva fiutato che qualcosa non andasse bene e per questo si era rivolto a uno studio legale specializzato in diritto bancario e fallimentare: quello dell’avvocato Costantini, di Mestre. L’avvocato, dopo aver esaminato il rapporto bancario di Pira e diversi estratti conto, ha ritenuto che ci fossero tutti gli estremi per avviare una causa civile chiedendo che la banca rideterminasse il saldo del conto corrente escludendo «tutte le voci di costo non pattuite o applicate in misura ultralegale o extralegale». Ci sono voluti sette anni di causa, ma alla fine il giudice ha dato ragione, almeno in buona parte, al legale di Pira e ha accertato e dichiarato che il saldo negativo del conto della ditta non fosse di 82mila euro e qualche spicciolo, come sosteneva la banca, ma di 23mila e 388 euro. La banca, in sostanza, a suo tempo aveva caricato sul conto corrente di Pira circa 59mila euro di interessi e spese non dovuti.

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