La Nuova Sardegna

Nuoro

Tentò di sterminare la famiglia della sorella: 8 anni

Tentò di sterminare la famiglia della sorella: 8 anni

Pensionato 68enne condannato dal gup per tentato omicidio plurimo. L’episodio due anni fa a Irgoli

06 marzo 2020
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NUORO. Otto anni di reclusione. Questa la condanna inflitta dal gup del tribunale di Nuoro Teresa Castagna a Giuseppe Cambone, il pensionato 68enne di Irgoli accusato di tentato omicidio plurimo. Il 15 gennaio di due anni fa l’uomo aveva tentato di uccidere la sorella, il cognato e la nipote al culmine di un litigio per motivi di eredità. Il giudice che ha escluso la premeditazione e assolto l’imputato dall’accusa di porto illegale di arma clandestina in luogo pubblico, è partito da una pena iniziale di 12 anni, ridotti di un terzo per via della scelta del rito abbreviato. Lo ha condannato anche al pagamento di una provvisionale a ogni parte offesa, nonché al pagamento delle spese di costituzione di parte civile. Cambone, difeso dagli avvocati Gianluca Sannio e Alessandro Luche quel pomeriggio d’inverno aveva esploso diverse fucilate contro i familiari che erano entrati nel cortile di casa. Il cognato Matteo Romanu, era stato colpito di striscio al volto, mentre la moglie e la figlia erano rimaste illese. Durante il processo si erano costituiti parte civile con gli avvocati Giovanni Colli e Francesco Mossa. Questi sposando la tesi del pubblico ministero Ireno Satta che ritenendo dimostrata la volontà omicidiaria dell’imputato anche per via delle minacce con una roncola nei confronti degli stessi familiari, proprio il giorno prima del tentato omicidio, aveva chiesto una condanna a 12 anni partendo da una pena base di 18. Di parere opposto la difesa che aveva sostenuto la tesi della provocazione escludendo la volontà di uccidere. Secondo i difensori, infatti, i familiari dell’imputato erano entrati nel cortile perchè a sua insaputa avevano cambiato la serratura. Inoltre, sempre secondo la difesa, se Cambone avesse voluto, vista l’arma usata e la distanza ravvicinata dal punto in cui ha esploso le fucilate, avrebbe potuto uccidere. Ed è proprio per questo che durante l’arringa avevano chiesto al giudice la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni. Il gup, pur non riconoscendo l’aggravante della premeditazione, ha sposato la tesi accusatoria e condannato l’imputato a una pena meno pesante di quella sollecitata dal pm. Il giudice, inoltre, ha conferito l’incarico a un consulente che dovrà valutare se lo stato di salute dell’imputato sia compatibile con la detenzione in carcere. (k.s.)

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