La Nuova Sardegna

Nuoro

Archeologia: «Uniti nella crisi»

di Valeria Gianoglio

Nuoro, Orune e Bitti: tre siti barbaricini in un’unica rete di scambi, visite guidate e culto dell’acqua

17 marzo 2020
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NUORO. Più che un accordo formale vero e proprio, è una rete tra gentiluomini, un patto tra amici, un’alleanza fatta di collaborazione sincera, buonsenso, e voglia di darsi una mano, tanto più in momenti difficili come questi fatti di virus, siti chiusi e visite vietate per causa di forza maggiore. Passati anni luce i tempi nei quali ciascuno coltivava il proprio orticello, tra i siti archeologici della Barbagia è scoppiato l’amore. Ed è un legame così saldo che resiste, e anzi si rafforza anche ai tempi del coronavirus, seguendo un unico filone che li unisce: il sentiero dell’acqua. C’è il culto delle acque e le fonti sacre, infatti, come minimo comune denominatore che intreccia saldamente i destini dei siti antichissimi di Noddule, vicino a Nuoro, di Su Tempiesu, a Orune, e di Romanzesu, a Bitti. Tre siti che in questo periodo, ovviamente, sono chiusi al pubblico per rispettare le norme anti coronavirus, ma che sperano presto di tornare al passato di appena qualche settimana fa, per riprendere anzi con più forza a fare squadra, a fare rete, a scambiarsi visitatori e contatti. Sì, perché da diverso tempo ormai, a chi si presenta a visitare Noddule, viene consigliato o accompagnato anche a vedere Romanzesu e Su Tempiesu. E viceversa. E spesso – almeno fino a che la pandemia non ha sospeso i tour – la domenica da Noddule partiva una visita guidata di tutti e tre i siti archeologici. Un’unica rete, dunque, fatta di storia, fonti sacre, vita quotidiana dei protosardi.

«L’unione tra noi che gestiamo i siti del territorio aiutava già da prima, ma aiuterà anche quando riprenderemo a lavorare dopo l’emergenza – spiegano i gestori del sito di Noddule, Mario Cabiddu e Antonia Pitntori – e del resto abbiamo sempre lavorato in questa direzione: i siti archeologici del Nuorese che hanno fonti sacre al loro interno meritavano un percorso unico e particolare. Con i gestori di Romanzesu e Su Tempiesu siamo in rapporto costante: ci scambiamo visitatori, consigli, facciamo spesso un unico percorso guidato. Certo, purtroppo non in queste settimane, visto che i siti sono chiusi per il coronavirus, ma appena ci verrà consentito ritorneremo a fare rete e squadra. Con la speranza che tutti riusciremo a sopravvivere a questa fase così dura anche per le imprese». «Continueremo a fare rete anche dopo l’emergenza coronavirus – spiega anche Francesco Coloru, gestore con la cooperativa Istelai del sito archeologico di Romanzesu, a Bitti, – perché penso che solo abbattendo i campanili e non curandosi del proprio orticello ma dello splendido giardino che è la nostra terra si può pensare a un futuro migliore. Fare sistema è l’unica via: e vale ancora di più in questi giorni così tristi per la nostra terra. Bisogna continuare su questra strada, perché isolati non si va da nessuna parte». «Fare rete funziona sempre – spiega anche Peppino Goddi, gestore, con la cooperativa Larco, del sito di Su Tempiesu, vicino a Orune, e vero veterano del settore – ed è la nostra politica di sempre,ma è anche lo spirito del distretto culturale del Nuorese. Ma non solo ci scambiamo i visitatori, e promuoviamo i siti reciprocamente, ma cerchiamo di fare squadra e rete anche ad esempio con gli agriturismi della zona, con i b&B, con i ristoranti».

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