La Nuova Sardegna

Nuoro

Ausili sanitari tra sprechi e burocrazia

di Giulia Serra
Ausili sanitari tra sprechi e burocrazia

Macomer, storia di una malata: «Mesi d’attesa per cambiare i presidi sbagliati»

19 marzo 2020
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MACOMER. Il momento è quello emergenziale contrassegnato dalla strenua lotta contro la diffusione del coronavirus e lo sguardo dei cittadini è più che mai rivolto al sistema sanitario, sia nella sua dimensione nazionale che in quella regionale e locale. Il mondo della sanità in queste settimane è divenuto, suo malgrado, protagonista assoluto del costante e dettagliato racconto sull’evolversi della situazione. Di certo, non è tempo di sprechi. Così deve aver pensato la donna di Bortigali che ieri ha utilizzato i social per denunciare una situazione che, visti i numerosi commenti degli utenti, non può dirsi neppure un caso isolato. «Come buttare i soldi al tempo del coronavirus» è l’incipit di una testimonianza che apre una finestra sulla quotidianità e sulle disfunzioni di sistema che tante persone si ritrovano ad affrontare nell’assistenza domestica dei propri cari ammalati. «Mia madre, che soffre di una grave forma di Alzheimer, da un mese è costretta a letto – spiega la donna –. Già da gennaio avevamo avanzato all’azienda sanitaria di Macomer la richiesta per un cambio di taglia del panno mutanda fornitoci fino a quel momento. Ci avevano risposto che sarebbe stato necessario aspettare i tre mesi canonici per poter usufruire della variazione. Nell’attesa, abbiamo ovviamente provveduto direttamente all’acquisto del materiale, non potendo più utilizzare quello comunque consegnatoci dalla Asl. Con il peggioramento delle condizioni di salute di mia madre ci siamo ritrovati costretti a chiedere il passaggio al pannolone. Una richiesta formulata circa tre settimane fa e che avrebbe dovuto concretizzarsi, secondo quanto indicato dall’impiegata dell’ufficio competente, in una regolare consegna per il mese di marzo. Ieri abbiamo ricevuto il materiale: niente pannoloni, ancora panni mutanda di cui conserviamo le scorte dei mesi precedenti». Una situazione al limite del paradosso, che vede la famiglia accumulare materiale non adatto al contesto e acquistato con i fondi pubblici nonostante le segnalazioni del caso. La donna, perplessa per lo sperpero di denaro e per l’incongruenza del sistema stesso, decide dunque di chiamare direttamente la ditta fornitrice: «Ho esposto la situazione e mi sono sentita rispondere che il cambio di merce può essere effettuato solo tra altri tre mesi. Ho chiesto spiegazioni ma mi è stato detto che gli ordini si fanno così, che questa è la prassi . Insomma, per sei mesi devo acquistare i pannoloni, che hanno un costo oggettivamente impegnativo, mentre devo “buttare” quelli che continuano ad essere forniti per coprire lo standard di sei mesi».

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