Macomer, panificatori in crisi: perdite dell’80%
di Sandro Biccai
I titolari dei forni della cittadina lamentano una situazione difficilissima «I clienti vanno nei market dove trovano tutto». Chiedono indennizzi congrui
27 marzo 2020
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MACOMER. «Non è nostra consuetudine lamentarci ma questa volta non possiamo esimerci dal far sentire la voce di una categoria di produttori di cui nessuno parla e di cui nessuno sembra preoccuparsi. Abbiamo la sensazione di essere degli invisibili». La voce in questione è quella dei panificatori di Macomer che lamentano la circostanza di essere obbligati a tenere aperte le proprie attività in quanto produttori di beni di prima necessità, senza che si presti adeguata attenzione ai gravi pericoli per l'incolumità personale e per quella dei dipendenti, e trascurando i dati di vendite e fatturati, crollati in poche settimane in una percentuale che stimano superiore al 60 per cento. Daniela Cuccuru, Caterina Fozzi, Andrea Dechicu, Davide Atzori, Leonardo Atzori, il panificio Sardu, spiegano: «Le scuole sono chiuse già da diverse settimane, i cittadini hanno l'obbligo di limitare al massimo le uscite, la spesa viene fatta quasi esclusivamente nei supermercati dove si trova di tutto e pochi, anche tra i clienti abituali, sono disposti a venire nei nostri punti vendita. Per le nostre aziende le conseguenze di quello che si sta verificando sono a dir poco disastrose: i forni vanno accesi in ogni caso, il consumo di gasolio è sempre lo stesso anche se il forno è utilizzato solo per la metà, i costi di energia, acqua, materie prime, rimangono altissimi. Ogni giorno panifichiamo pur avendo la consapevolezza che una buona percentuale dei clienti abituali non varcherà la soglia delle nostre rivendite; la grande distribuzione organizzata impone scaffali pieni ma a fine giornata il reso è pari all'80 per cento».
A tutto ciò si aggiungono i rischi derivanti dal contatto con il pubblico: i panificatori ritengono di essere più esposti di altre categorie.
In un quadro a tinte fosche a preoccupare non è solo il presente ma anche il futuro: «Non possiamo essere lasciati soli, è necessario che ci vengano riconosciuti degli indennizzi per le perdite che stiamo subendo giorno dopo giorno e che siamo in grado di provare documenti alla mano. Solo se adeguatamente sostenuti in questa fase critica saremo in grado di rialzarci e, una volta che la situazione ritornerà alla normalità, di continuare a lavorare come sempre abbiamo fatto in tutti questi anni».
A tutto ciò si aggiungono i rischi derivanti dal contatto con il pubblico: i panificatori ritengono di essere più esposti di altre categorie.
In un quadro a tinte fosche a preoccupare non è solo il presente ma anche il futuro: «Non possiamo essere lasciati soli, è necessario che ci vengano riconosciuti degli indennizzi per le perdite che stiamo subendo giorno dopo giorno e che siamo in grado di provare documenti alla mano. Solo se adeguatamente sostenuti in questa fase critica saremo in grado di rialzarci e, una volta che la situazione ritornerà alla normalità, di continuare a lavorare come sempre abbiamo fatto in tutti questi anni».