La Nuova Sardegna

Nuoro

Salute mentale, cure a casa per più di 4200 pazienti

di Valeria Gianoglio
Salute mentale, cure a casa per più di 4200 pazienti

Sospesi anche i laboratori e i progetti di orticoltura e gli allenamenti di calcetto «Ma nessun dramma: hanno capito la situazione e sono i più ligi alle regole»

29 marzo 2020
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NUORO. «Fa niente: le patate le coltiviamo il prossimo anno. Ora è giusto restare a casa»: al telefono, nei giorni scorsi, con uno dei suoi ragazzi del progetto di ortoterapia promosso dal dipartimento di salute mentale dell’Assl, lo psicologo Severino Casula ha ricevuto probabilmente la risposta più confortante che un professionista della psiche avrebbe mai voluto ricevere. Al contrario di alcuni pregiudizi e a dispetto di molte reazioni comuni alla quarantena forzata imposta dal coronavirus, infatti, la risposta dei pazienti seguiti dal centro di salute mentale finora è stata più che soddisfacente, più che saggia, più che responsabile e serena.

«Non fa niente: le patate le coltiviamo l’anno prossimo», ha ripetuto, infatti, uno dei giovani orticultori che da un paio di anni, anche nel terreno dell’ospedale Zonchello, si cimentano con zappe e ortaggi come terapia per rasserenare la mente, per socializzare e per trascorrere diverse ore in modo sano e utile. Chi si aspettava che alla notizia dello stop forzato del progetto orticoltura ma anche degli allenamenti di calcetto, o dei corsi di ceramica e di tanti altri laboratori e attività avviate con successo dai professionisti del dipartimento di salute mentale – che tra Nuoro e comuni del circondario segue circa quattromila e duecento persone – si scatenasse il caos tra le mura domestiche di tante famiglie che convivono con i disturbi psichici, evidentemente si sbagliava. Anzi, ha ricevuto una straordinaria lezione di vita proprio dalle persone spesso ritenute più deboli e ai margini della comunità: quelle che hanno bisogno di terapie costanti, cure periodiche, colloqui personali, attenzione. «Mentre, da un lato, il centro continua a occuparsi delle urgenze e delle cosiddette “terapie deposito”, abbiamo dovuto sospendere tutte le attività e i laboratori del centro diurno – spiega ancora lo psicologo Casula – come l’ortoterapia, il calcetto, e non solo. Sono laboratori e attività frequentati da almeno un centinaio di persone, dai 22 ai 77 anni. Non potevamo non sospenderli, ma continuiamo a sentire i nostri ragazzi a distanza, e devo dire che si stanno arrangiando abbastanza bene. E hanno accettato la nuova situazione, hanno capito che c’è un problema e che lo si deve affrontare con responsabilità e sono stati i primi a non tiraRSI indietro. Del resto, i pazienti psichiatrici sono spesso molto diligenti e ligi alle regole, sono abituati ad affidarsi a qualcuno, a coltivare la speranza, a non drammatizzare. E poi con i loro familiari in casa sono più tranquilli. Ma in generale, in situazioni come queste, i pazienti psichiatrici si sentono più tranquilli, si sentono come tutti gli altri perché capiscono che siamo tutti nella stessa barca e che ne usciremo con il contributo di tutti. Per questo, anche in queste settimane complicate, sono stati diligenti e i primi a capire a dire “Dobbiamo restare a casa”». «Anche alla casa famiglia gli ospiti hanno risposto più che bene – spiega l’educatore professionale, Gianfranco Seddone – anzi, rispetto al solito, sono molto più tranquilli. Passano il tempo giocando a carte, tv e chiacchiere. Certo, chi segue i nostri progetti, come il calcetto con la squadra Senzariserve, è spesso nostalgico e non vede l’ora di riprendere gli allenamenti. E poi è saltato anche il torneo nazionale in Puglia che facevamo da anni. A tutti abbiamo detto, che presto torneremo a zappare il nostro orto, a giocare a calcetto, e a vivere la nostra normalità».

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