La Nuova Sardegna

Nuoro

I medici di Badu ’e carros scendono in piazza

di Francesco Pirisi
I medici di Badu ’e carros scendono in piazza

Protestano i sei sanitari del carcere: «Siamo professionisti a contratto, non lavoratori dipendenti»

02 aprile 2020
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NUORO. Un contratto a tempo indeterminato e il regime di tassazione che compete ai medici liberi professionisti. Queste le richieste all’Ats, l’azienda per la tutela della salute, dei sanitari delle carceri e delle guardie mediche isolane. Due giorni fa una loro delegazione ha manifestato davanti all’ingresso di Badu ‘e Carros. La scelta della protesta l’ha spiegata Tonino Deriu, da tre anni medico nel carcere nuorese: «L’Ats ha deciso di sottoporci a un regime fiscale ordinario, da personale dipendente, invece che da liberi professionisti a contratto, come in concreto siamo inquadrati. Morale della storia, il prelievo che era del 20 è passato al 38 per cento dei compensi. Tradotto in cifre, i 25 euro lordi all’ora diventano appena 15». La condizione riguarda circa 300 sanitari sardi. L’aumento della tassazione lo considerano l’ultimo attacco di un sistema che non li avrebbe mai considerati per la preparazione e lo sforzo a cui sono chiamati giorno dopo giorno.

Lo afferma ancora Deriu: «Non abbiamo diritto alla copertura per la malattia, né alle ferie, al Tfr, tantomeno ci viene passata un’indennità per il lavoro notturno o domenicale. Credo che non ci considerino neppure medici – aggiunge Deriu – se guardiamo a quello che è il trattamento economico e previdenziale. Mentre in concreto, se solo rimaniamo al servizio in carcere, garantiamo un’assistenza che dalle cure ordinarie si spinge sino alle emergenze, considerato che mandiamo i detenuti in ospedale solo quando non ci sono alternative. Il tutto con turni anche di 12 ore, che possono allungarsi a 24 se solo manca un collega». I numeri degli operatori disponibili non sono d’altronde il pezzo forte neppure tra i penitenziari.

A Badu ‘e Carros 6 medici, oltre al dirigente, per i 300 carcerati. Stessa dotazione a Mamone, dove i pazienti sono dimeno, ma qualche sanitario nella colonia penale completa solo la dotazione oraria del contratto. La precarietà dell’inquadramento e l’aumento della tassazione oggi tra i medici superano nelle preoccupazioni tutte le altre questioni. Ancora Deriu, che si fa portavoce della richiesta dei colleghi: «Il provvedimento costituisce un atto arbitrario, che vorremmo fosse bloccato da subito. La tassazione deve tornare al 20 per cento, con prelievo alla fine dell’anno e non mese per mese, come si è iniziato a fare ora. Tutto questo con l’annullamento dei provvedimenti già in atto. Altra cosa, l’azienda deve garantirci un contratto a tempo indeterminato, perché solo con esso potremo avere la copertura nella malattia da parte dell’Empam, la cassa privata di previdenza e assistenza dei medici». Questioni che i medici chiedono siano portate a un tavolo di confronto con l’amministrazione delle carceri e l’azienda sanitaria della Regione. Dovrà trovare spazio anche un protocollo che fissi le modalità di assistenza nelle carceri nei casi di epidemia, come il coronavirus, per fortuna tenuto fuori dai penitenziari della provincia.

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