La Nuova Sardegna

Nuoro

Sindia, poesie e rime ai tempi della quarantena

di Sandro Biccai
Sindia, poesie e rime ai tempi della quarantena

Trovano sempre più spazio sui sociale e consensi gli scritti anche in sardo per continuare a sperare

15 aprile 2020
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SINDIA. Da un capo all'altro della provincia sono numerose come non mai le persone che in questi giorni affidano alla poesia il compito di veicolare sentimenti e stati d'animo, manifestando in versi l'angoscia per il diffondersi della pandemìa e la speranza per un prossimo ritorno alla normalità. Versi che, contrariamente a quanto spesso accade, non rimangono celati in un cassetto ma che trovano larga diffusione sui social dove tanti mostrano di apprezzarli condividendone i contenuti e fungendo da cassa di risonanza. L'orgolese Giovanni Pira definisce il virus peggiore del fuoco ed invita tutti a seguire le norme di isolamento: S'istamos incalaos/intro domo agorraos",vinchimos su tzeomo/agorraos in domo. Sempre da Orgosolo si leva la voce di Kikissu Mereu, che ringrazia i medici in trincea: Poi ponides su massimu impinnu/ Eroes sinceros d'una rara istatza/ Da su prus betzu a s'ultimu pitzinnu. E' all'insegna della speranza la chiusura di Alessandro Arca di Silanus:" E poi cando 'enin dae nou/sas dies de zirare e fagher festa/ nos ana a parrer finas pius bellas". Salvatore Murgia di Macomer gioca con il nome del virus, identico a quello del rione macomerese di Coronas, per chiedere un risarcimento alla Cina: E tando est arrivadu su momentu/ de dimandare a sa Cina su contu/pro su dannu chi nois nd'amos tentu. Un altro macomerese, Renzo Penduzzu si rivolge all'Italia afflitta: Mezoria as a fagher manu manu/ cun s'annada chi sanat sa ferida/e at a benner tempus prus galanu/gai chi torres bella e fiorida. A pochi chilometri di distanza Francesco Ghisu di Sindia scrive: Cun passenzia, chenza ponner boghes/ chena minzidios e intrepetos/ si no bessides, bos tessimos lodes. Non t'ispores, apas animu Vitzi è l'invocazione accorata del bittese Juanne Villa mentre Antoni Putzu di Oliena invita il virus a ritornare all'inferno che l'ha generato: Già chi ses un inventu infernale. Pochi esempi di un fenomeno molto più diffuso che testimonia come la poesia continui a rimanere uno strumento irrinunciabile per manifestare ciò che si avverte nel profondo dell'anima. Senza reticenze.



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