La Nuova Sardegna

Nuoro

La protesta dei trapiantati: «Due mesi senza controlli»

di Francesco Pirisi
La protesta dei trapiantati: «Due mesi senza controlli»

La denuncia di Luigi Bellu (Aitf): «Bloccate le trasferte all’ospedale Brotzu» «Bisogna riprendere al più presto con le visite, anche a scaglioni. Ma si riparta»

26 aprile 2020
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NUORO. Giorni segnati da qualche preoccupazione in più per i trapiantati di fegato della provincia. Da due mesi non possono fare le visite di controllo nell’ambulatorio specialistico dell’ospedale “Brotzu”, a Cagliari. Colpa delle restrizioni agli spostamenti per l’emergenza coronavirus.

La situazione nelle parole di Luigi Bellu, il presidente dell’associazione dei pazienti, affiliata all’Aitf nazionale: «I problemi nascono quando qualcuno ha la necessità di aggiustare il dosaggio antirigetto, oppure di equilibrare glicemia o colesterolo. A quel punto chiamiamo Cagliari, almeno per avere qualche indicazione su come ci si deve comportare con i farmaci». Non senza l’inconveniente di una certa approssimazione. Tanto che Bellu, anche lui tra i redivivi grazie a un nuovo organo, attende dietro l’angolo, per sapere quando l’ospedale di Cagliari riaprirà alle visite: «Ho inviato una mail anche nei giorni scorsi, ma senza avere risposte. Il problema è che anche i medici del “Brotzu” non possono dare dei tempi, in assenza di una disposizione governativa o della Regione che tracci la linea di ripresa delle attività ambulatoriali». L’ipotesi più felice sarebbe una riapertura a maggio. Ma il fatto che sino a ora tutto taccia, fa temere che si arriverà a giugno. Bellu: «Ci andrebbe bene anche questo slittamento, purché si riprenda. Non abbiamo certo difficoltà poi a recarci in maniera scaglionata e distanziata. Si fissino giorni e orari, e per noi va bene». La condizione interessa nella provincia di Nuoro un centinaio di pazienti. A molti è stato trapiantato il fegato, altri vivono con un cuore nuovo, o hanno avuto il trapianto di reni e pancreas. La loro storia è salita alla ribalta della cronaca negli ultimi anni, soprattutto per la richiesta di potersi appoggiare a un ambulatorio al San Francesco di Nuoro. L’obiettivo è evitare le trasferte nel capoluogo regionale, che richiedono o la partenza anticipata al giorno prima, oppure 3, 4 ore di viaggio mattutino, per chi risiede in Baronia o in Gallura. Per Bellu e gli associati all’Aitf, un cruccio diventato grande quanto la malattia: «In questi anni solo promesse a vuoto da parte dei rappresentanti del territorio nella Regione. Così come dalla dirigenza sanitaria locale. Quando sarebbe bastato uno sforzo di organizzazione, oltreché di attenzione».

Il risultato che sembrava in mano un paio di anni fa. Lo ricorda ancora il presidente dei trapiantati di fegato: «C’erano due medici dell’ospedale di Nuoro pronti a formarsi al “Brotzu” proprio per seguire poi al San Francesco il nostro gruppo di pazienti. Tutto è rimasto sulla carta, perché quel corso non gliel’hanno mai fatto fare». Mentre è stato salvato l’ambulatorio per le visite di controllo ai trapiantati di rene, qualche anno fa entrato e uscito nel vento impetuoso dei tagli. Il discorso però non lo si vuole dare per chiuso. Se non altro perché con i 400 pazienti da seguire lo stesso “Brotzu” sembra già mostrare la corda. Come conferma Luigi Bellu: «Ogni giorno dovrebbero visitare una cinquantina di trapiantati. Ritmi impossibili, perché mentre i pazienti negli anni sono aumentati l’ambulatorio, oltre al dirigente Zamboni, continua a operare con solo due medici e due infermiere».

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