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Nuoro

Perdasdefogu, zia Antonietta è la settima centenaria del 2020

Perdasdefogu, zia Antonietta è la settima centenaria del 2020

PERDASDEFOGU. I cento anni li ha festeggiati giovedì a Villacidro dalla figlia e, anche ieri, tornata nella sua casa di Perdasdefogu, è rimasta fissa con la mascherina. «Perché le leggi si rispettano....

03 maggio 2020
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PERDASDEFOGU. I cento anni li ha festeggiati giovedì a Villacidro dalla figlia e, anche ieri, tornata nella sua casa di Perdasdefogu, è rimasta fissa con la mascherina. «Perché le leggi si rispettano. Mi bacerete l’anno venturo, tanto noi a Foghesu campiamo a lungo», ha detto zia Antonietta Prasciolu maritata Corona mentre potava un alberello di susine nell’orto di casa. «Non mi piace che questo virus si chiami Corona, come mio marito Enrico, lui si sarebbe offeso, ma vinceremo anche questa guerra». Madre di otto figli, zia Antonietta canta ancora in rima e bene. Ieri le volevano fare festa gli altri sei centenari di Foghesu (Antonio Brundu, Armando Marci, Bonino Lai, Gigino Depau, Maria Brundu, Vittorio Spanu) ma l’incontro è rinviato: «Lo faremo quando ci autorizza il governo, meglio una festa in meno che un malato in più – ha detto zia Antonietta ringraziando – il sindaco Mariano Carta e tutto il paese per gli auguri che mi hanno fatto col telefonino». Ieri sera, ha telefonato a Giovannina Mameli (cent’anni – a Dio piacendo – il prossimo agosto) e che porterà a otto il numero dei centenari in un paese di poco più di 1800 abitanti con un record insuperato a livello mondiale. Zia Antonietta Pasciolu-Corona è una frequentatrice assidua della biblioteca comunale e del festival letterario SetteSere SettePiazze SetteLibri. Lo scorso anno, davanti all’ambasciatrice della Colombia giunta a Foghesu per vedere la piazza Cent’anni di solitudine dedicata a Gabriel Garcìa Màrquez, aveva raccontato la sua vita di centenaria e di giovane sposa: «Mio marito, Enrico, uomo bellissimo, era venuto a Escalaplano a cavallo. Dopo il matrimonio in chiesa abbiamo fatto il viaggio di nozze a Foghesu: io su un cavallo chiamano Arrondulinu, lui sul suo Gravellu. Il giorno dopo Enrico si era alzato alle cinque del mattino per andare all’ovile, io alle otto ero nell’orto a zappare le patate. È la vita all’aria buona che ci fa vivere a lungo». (g.m.)

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