La Nuova Sardegna

Nuoro

Coronavirus, Siniscola: niente bonus per l’artigiano generoso

Sergio Secci
Coronavirus, Siniscola: niente bonus per l’artigiano generoso

Paolo Cocco non riceverà i 600 euro perché l’Iban è intestato all’azienda. «Per l’emergenza ho realizzato con le mie stoffe mascherine per diversi paesi»

13 maggio 2020
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SINISCOLA. Si era prodigato nei primi giorni dell’epidemia di coronavirus a regalare centinaia di metri di stoffa per realizzare mascherine fai da te in attesa della consegna da parte della Protezione civile regionale. Ora, ad emergenza quasi conclusa e dopo due mesi di inattività nella sua azienda tessile della Zir di Siniscola, Paolo Cocco della Tessilcocco, si trova a fare i conti con la burocrazia e le lungaggini relative agli aiuti elargiti dalla Stato ad artigiani e commercianti. Dopo aver compilato la richiesta per ottenere il bonus da 600 euro, il commerciante che vive a Siniscola con la compagna e due figli, si è visto respingere la domanda dall’Inps, con la motivazione che l’Iban su cui accreditare il bonus è errato perché intestato alla sua azienda e non a suo nome.

«Ho ricevuto tanta solidarietà e atti di stima per aver regalato la stoffa in vari paesi del circondario – dice sconsolato l’imprenditore originario di Nule – i miei fornitori nei giorni scorsi hanno preso il pagamento delle stoffe e dei filati che uso in azienda, e lo Stato, invece, nel momento del bisogno, quando si tratta di elargire un piccolo contributo, ci lascia soli per degli inutili cavilli burocratici. Il commercialista mi ha detto che non è possibile accreditare la somma di denaro neppure su una Postepay, quindi mi trovo costretto ad aprire un altro conto con la conseguente perdita di tempo, questo soltanrto per ricevere il sussidio di 600 euro mensili».

«Sono troppo deluso – prosegue Cocco – non per i soldi che ho deciso di donare in beneficenza a chi sta peggio di me, ma per tutte le trafile e i cavilli che ci costringono a perdere intere giornate di lavoro per stare dietro alla documentazione da presentare». Paolo Cocco che nella sua azienda produce tappeti, arazzi, tende e asciugami artigianali, all’inizio dell’epidemia aveva deciso di darsi da fare per realizzare mascherine di protezione in tessuto. Assieme alla moglie Cristina aveva bloccato la produzione nello stabilimento e si era messo a disposizione, gratuitamente, per creare gli introvabili ausili sanitari.

Mascherine assemblate e cucite a mano da decine di volontarie che a migliaia erano andate a incrementare ad incrementare le dotazioni delle associazioni di pronto soccorso, forze dell’ordine e tanti cittadini che non riuscivano a reperirle nei punti di vendita.

«Non vogliamo elemosine – conclude l’imprenditore – ma aiuti concreti e subito : blocco delle tasse sino al rientro alla normalità un fido a tutti gli artigiani a tassi agevolati e la possibilità di affidare gratuitamente i capannoni chiusi della Zir agli artigiani che vogliano aprire una nuova attività e offrire opportunità di apprendistato ai giovani».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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