La Nuova Sardegna

Nuoro

«Linciato dagli “odiatori” dopo falso allarme Covid»

di Alessandra Porcu
«Linciato dagli “odiatori” dopo falso allarme Covid»

Macomer, negativo al test il sanitario di cui parlò il sindaco in conferenza stampa «Offese e insulti nei social, c’è chi ha chiesto il mio licenziamento immediato»

14 maggio 2020
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MACOMER. Negativo al Covid 19. Questo l’esito del secondo tampone a cui è stato sottoposto l’operatore sanitario che da anni lavora a Macomer. Un risultato diametralmente opposto a quello reso noto in conferenza stampa dal sindaco Antonio Onorato Succu (sulla base di una comunicazione dell’Ats Sardegna) lo scorso 9 maggio e che aveva imposto la quarantena obbligatoria anche per cinque colleghi dell’uomo, tutti residenti nel Marghine. A questi, poi, se n’erano aggiunti altri due (La Nuova non ha mai fornito ulteriori indicazioni per tutelare la privacy di tutti loro). «La notizia – racconta il diretto interessato –, mi è stata comunicata ieri mattina dal servizio di Igiene pubblica della Ats. Sono sollevato, ma allo stesso tempo ferito profondamente nell’animo per il linciaggio “social” che ho dovuto subire in questi giorni. Mi sento quasi come se fossi stato violentato. Amo il mio lavoro. Esercito la professione con impegno e serietà. Ho sempre, e dico sempre, rispettato le regole. A cominciare dall’utilizzo di tutti i dispositivi di protezione individuale. Proprio per questo quando il primo tampone eseguito a Nuoro ha dato esito positivo, sono rimasto stupito. Le mie condizioni di salute erano buone. Non avevo sintomi e ora l’ultimo test ha spiegato il motivo». La voce, pacata e rassicurante, si incrina un po’ nel momento in cui l’uomo dice che «sono stato presentato come “il paziente uno del Marghine”. Come l’untore venuto da chissà dove che, per una sua negligenza, ha rischiato di contagiare il coronavirus ai suoi familiari e ai suoi colleghi. Ho letto di tutto sui social. Commenti offensivi. Considerazioni di ogni genere. C’è chi ha chiesto con forza il mio licenziamento immediato e persino chi ha fatto ricadere su di me la colpa per la mancata apertura di centri estetici e saloni di parrucchieri e barbieri prevista per lo scorso 11 maggio a Macomer. È stato come sprofondare nel baratro. Da un momento all’altro le persone che fino a poco prima mi consideravano un “eroe” hanno iniziato a vedermi come “un essere pericoloso, spregevole” da cui stare alla larga. Quel che è peggio è che insieme a me è stata giudicata e condannata, senza appello, l’intera categoria degli operatori sanitari. E, come se non bastasse, anche tutti coloro che non ce l’hanno fatta. I medici e gli infermieri morti per aver svolto semplicemente il loro lavoro. Trovo ingiusto che si emettano delle sentenze così», sussurra l’uomo. «Durante la quarantena ho sentito più volte ripetere che questo momento difficile ci farà diventare migliori. Non sono d’accordo. I buoni e gli onesti continueranno a esserlo. I cattivi e gli “odiatori”, forse, lo saranno ancora di più».

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