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Capannoni chiusi o mai aperti. Restano soltanto una decina di aziende in funzione
Un capitolo a parte nella storia dell’industria della media valle del Tirso merita il Contratto d’area: uno strumento di programmazione messo in campo nel 1998 dal Governo, con il sostegno di Regione,...
15 maggio 2020
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Un capitolo a parte nella storia dell’industria della media valle del Tirso merita il Contratto d’area: uno strumento di programmazione messo in campo nel 1998 dal Governo, con il sostegno di Regione, enti locali e sindacati, per cercare di arginare la crisi dell’industria chimica ormai ridotta a brandelli. Questo programma mastodontico, che avrebbe dovuto produrre mille e 362 posti di lavoro con un investimento pubblico di 168 milioni per favorire la nascita di 29 piccole aziende, si è dimostrato, invece, il più grande bluff della storia industriale del centro Sardegna e non solo. Il bilancio, dopo vent’anni, è desolante. Le aziende in funzione sono una decina, i lavoratori assunti meno di 250, la maggior parte dei quali assorbiti dall’Antica Fornace Villa di Chiesa, una fabbrica che produce guarnizioni in gomma per il mercato mondiale. Il resto è una landa desolata e deturpata. I capannoni chiusi o mai aperti, devastati dall’incuria o dai vandali raccontano la storia di aziende fallite, soldi svaniti e imprenditori pirata. Una truffa colossale della quale nessuno è masi stato chiamato e rispondere, né a restituire il maltolto. (f.s.)