La Nuova Sardegna

Nuoro

«I servizi per l’infanzia dimenticati dal Governo»

di Kety Sanna
«I servizi per l’infanzia dimenticati dal Governo»

La rabbia dei titolari degli asili nido privati della città a un giorno dalla riapertura «A queste condizioni è impossibile garantire il servizio e tenere in piedi l’attività»

17 maggio 2020
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NUORO. Fino a qualche giorno fa non venivano presi in considerazione neppure dal piano del Governo, che nell’affrontare la ripresa delle scuole dell’infanzia e degli asili, partiva dalla fascia di età 3-6 anni. I bimbi dai 0 ai 3 anni, dimenticati dal decreto, solo da qualche ora hanno ripreso ad esistere. «In questi giorni in cui si è parlato tanto di riapertura e ripresa del lavoro, oltre a dimenticarsi dei cosiddetti lattanti, ci si è dimenticati delle loro famiglie e di noi operatori che lavoriamo fino a 12 ore, per gran parte dell’anno, per assicurare un servizio – dice Antonella Cucca educatrice, e titolare dell’asilo nido Le Coccole –. Da quando abbiamo chiuso, ai primi di marzo, nessuno si è preoccupato di noi. A parte, naturalmente, i genitori dei nostri bambini che ci hanno continuato a chiederci un aiuto. Col passare dei giorni si è fatta strada l’ipotesi di riaprire le strutture seguendo protocolli assurdi, con gruppi di 3 bimbi per educatore, in ambienti senza giochi, possibilmente all’aperto, sempre garantendo le distanze sociali. Tutte direttive impraticabili nelle sei strutture presenti in città che ospitano oltre 200 bambini da zero a 6 anni; misure che portano noi titolari dei nidi a scegliere a quali famiglie fornire il servizio senza un criterio preciso».

Asili privati, cinque retti da partite Iva e uno da una Onlus, che in questi mesi di lockdown hanno continuato a pagare gli affitti e a far fronte alle spese di gestione che un’attività richiede.

«Ci troviamo in una situazione di disagio incredibile – aggiungono Sara Chisu di “Cucciolandia” e Daniela Vargiu di “Stella stellina” – messi in un dimenticatoio, resettati da tutti: dal Governo, dalla Regione e pure dal nostro sindaco. Riaprire con questi presupposti non è possibile. Immaginare di ripartire domani senza linee guida precise e soprattutto senza aiuti non è pensabile. Noi paghiamo affitti e stipendi con le rette delle famiglie e aprire per pochi bambini non conviene. Non riusciremo a coprire le spese. Vogliamo continuare a lavorare assicurando a tutte le famiglie il sostegno che loro ci hanno dato. Perciò – aggiungono – chiediamo al Governo che ci metta nelle condizioni di continuare a farlo. Domani, di fatto, è il giorno della ripresa, ma di concreto per noi ancora non c’è nulla». I titolari degli asili nuoresi si stanno battendo insieme alle colleghi di tutta Italia perché lo Stato metta in campo aiuti economici a fondo perduto. «In tutta questa situazione – proseguono Rosa Cabras del nido Arcobaleno e Stefania Farris di “Piccini Picciò” – si stanno perdendo di vista i bisogni del bambino e il suo stato emotivo –. A noi educatori viene chiesto di rinunciare al nostro ruolo socio-educativo. Come possiamo garantire la socializzazione se dobbiamo mantenere la distanza di un metro dal bambino? I piccoli non sono pacchi e noi non siamo dei vigili».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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