La Nuova Sardegna

Nuoro

I premi per i dipendenti diventano buoni welfare

di Giulia Serra
I premi per i dipendenti diventano buoni welfare

Macomer, si consolida l’originale esperimento della cooperativa Luoghi Comuni «Al nostro personale anziché i soldi diamo un portafoglio di servizi e prestazioni»

19 maggio 2020
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MACOMER. Benessere del lavoratore, interesse dell’impresa e rete a sostegno dello sviluppo del territorio. Tre cardini che, se interconnessi, possono fare la differenza. A creare la rete necessaria potrebbe essere il welfare aziendale di secondo livello: uno strumento che consente al datore di lavoro di erogare sotto forma di benefit i premi di produzione solitamente riconosciuti ai dipendenti in denaro. L’intuizione, che nella pratica vuole farsi proposta per un utilizzo esteso e contagioso, arriva dal mondo cooperativo di Macomer: nello spazio di azione aperto dalle recenti normative in materia, la coop Luoghi Comuni ha intravisto infatti l’opportunità di dar vita ad un vero e proprio circuito virtuoso che ha nella rivitalizzazione e nel sostegno al tessuto economico locale la sua ripercussione positiva naturale.

Una questione sempre attuale che, a fronte della crisi economica dovuta all’emergenza Covid, assume ora un carattere strategico. A raccontare quello che è un esperimento che si appresta a consolidarsi nel secondo anno di applicazione è Rossana Salis, presidente della cooperativa che, tra Birori e Macomer, eroga servizi essenziali per minori e donne con minori. «Da maggio 2019 abbiamo deciso di attivare il welfare aziendale – racconta – ci siamo rivolti ad esperti del settore e, affidandoci alla piattaforma 3 Cuori, abbiamo scoperto le enormi potenzialità di questo strumento. Inizialmente abbiamo registrato qualche perplessità, perché il dipendente di solito preferisce ricevere il premio di produzione in denaro, poi però è scattato un meccanismo nuovo che ha aperto ai nostri collaboratori un mondo di possibilità. Un esempio? Chi non riusciva ad organizzarsi per viaggio di piacere, finalmente lo ha fatto!». Ecco come funziona. Il datore di lavoro decide di erogare i premi di produzione in welfare. Questo consente al dipendente di avere una sorta di portafogli su una piattaforma dedicata attraverso cui accedere ad una serie di benefits: si va dal buono spesa al pagamento della rata per l’asilo nido, dalla badante per gli anziani genitori ai centri estivi per i ragazzi, dalle prestazioni dal dentista o dall’estetista fino ai massaggi e ai viaggi di piacere. Un ventaglio di opzioni che include i servizi per soddisfare quelli che Rossana Salis chiama «i desideri dei lavoratori», gli stessi che talvolta, per scelta o per necessità, sono trascurati dagli stessi dipendenti. «La piattaforma non è legata alle convenzioni standard – spiega la presidente – e questo significa che ciascun lavoratore può scegliere il suo supermercato, dentista o servizio di cura della persona di fiducia. Su questa elasticità nella scelta del fornitore s’innesca un meccanismo economico che, ora più che mai, può realizzare una vera rete di sviluppo locale, perché la forma di erogazione attraverso il welfare ha ricadute immediate sul sistema dei servizi offerti dal territorio. Un circuito virtuoso che agisce ed influisce, in questo caso, sul tessuto produttivo del Marghine».

Il sistema del welfare aziendale ha benefici diretti sia sull’impresa, che usufruisce di detrazioni fiscali e previdenziali, sia sul lavoratore, che ha una maggiore disponibilità economica ma anche la possibilità di vedersi riservato uno spazio che cura il suo benessere, che sia in cultura, istruzione o svago. E si ripercuote sulla realtà economica territoriale direttamente interessata che fornisce i servizi richiesti.

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