La Nuova Sardegna

Nuoro

«Senza liquidità imprese destinate a morire»

«Senza liquidità imprese destinate a morire»

Gianfranco Seddone, direttore di Confimprenditori Sardegna: insufficienti le misure per le aziende 

22 maggio 2020
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NUORO. Soltanto 25 dei titolari delle 450 aziende che nella provincia di Nuoro fanno capo a Confimprenditori hanno chiesto il bonus di 600 euro previsto per le partite Iva. Ancora meno, una ventina, hanno presentato la domanda al Fondo di garanzia per le imprese per accedere ai finanziamenti fino a 25mila euro, integralmente garantiti dallo Stato. Questo perché le situazioni pregresse di grave sofferenza, così come la mancata attuazione di alcune misure, hanno creato sfiducia se non vera e propria paura verso quello che viene percepito un nuovo indebitamento. Lo pensa Gianfranco Seddone, direttore di Confimprenditori Sardegna, la cui sede è a Nuoro, e che raduna poco meno di un migliaio di iscritti nell’isola. «Per qualche giorno si è avuto una fiammella di speranza, sicuri delle tante promesse da più parti dei governi nell'annunciare un intervento immediato di grandi soluzioni sui media. Ma non è stato così, perché non si era a conoscenza di come funziona la vita di chi produce, di chi fa impresa, di chi cerca ricchezza», sostiene Seddone. «Sono stati fatti diversi errori, come il disastro sul sito dell'Inps, l'ammontare esiguo del bonus per le partite IVA nel dare 600,00 Euro e per chi ha sempre pagato tasse e contributi suonano come una offesa». A questo si aggiungono l’esclusione di molte categorie di lavoratori da ogni forma di protezione sociale; la cassa integrazione non ancora erogata; prestiti alle imprese che al momento restano sulla carta.

«Forse chi governa non ha idea del meccanismo su cui si regge un'impresa, in particolar modo se piccola. Molti negozi, artigiani e commercianti, riaprono l’attività dopo che sono stati costretti alla chiusura di nove settimane. Altri ancora come ristoratori, chi lavora nel turismo, chi ha attività stagionali estive, come un lido o un bar, non potranno lavorare per molti mesi rischiando di saltare la stagione. Questi devono pagare i contributi previdenziali personali, devono versare gli acconti fiscali».

Il problema, è, continua Seddona, che «invece di cancellare del tutto i versamenti obbligatori relativi al periodo di chiusura, questi vengono solo sospesi e rinviati di qualche mese. Se il reddito relativo a questo periodo è andato perduto per sempre e non è recuperabile, mentre devono pagare imposte e contributi. Si dice che verrà garantita la liquidità alle imprese, ma se a giugno si trovano da pagare le tasse vecchie e nuove, i soldi presi a prestito dovranno essere usati per ottemperare ai pagamenti. Per cui è lecito attendersi che molti imprenditori non chiederanno i 25mila euro, perché servirebbero esclusivamente per i versamenti obbligatori, oltre pagare affitti, acqua, luce, gas e rifiuti». Secondo Seddone, se non si metterà mano a questa situazione, e se non si imprimerà velocità e elasticità anche alle procedure dei prestiti, per moltissime piccole aziende il futuro sarà una morte certa. E mentre «l'emergenza sanitaria rallenta, è in arrivo l'esplosione della bomba economica».(simonetta selloni)

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