La Nuova Sardegna

Nuoro

San Teodoro, condannato a 11 mesi per spaccio di droga

San Teodoro, condannato a 11 mesi per spaccio di droga

NUORO. Si è chiuso con una condanna a undici mesi il processo per Andrea Putzu, il 30enne di San Teodoro accusato di acquisto e cessione di droga, con l’aggravante di aver ceduto lo stupefacente a...

28 maggio 2020
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NUORO. Si è chiuso con una condanna a undici mesi il processo per Andrea Putzu, il 30enne di San Teodoro accusato di acquisto e cessione di droga, con l’aggravante di aver ceduto lo stupefacente a persona minorenne. Il suo percorso giudiziario si era separato da quello di altri 22 imputati a processo per spaccio di droga nei locali della costa orientale, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Holy man”. Ieri mattina davanti al collegio (presidente Giorgio Cannas, a latere Luisa Rosetti e Giacomo Ferrando) si è tenuta la discussione. Il pm Manuela Porcu che ha chiesto una condanna a due anni, nel ripercorrere i tratti salienti dell’inchiesta, partita dopo l’omicidio del barista Diego Asproni avvenuto nel 2013 a San Teodoro, ha tracciato la personalità dell’imputato, descrivendolo come «spacciatore di medio calibro, persona scaltra facente parte di una rete ben più ampia che seppur condannato per reati specifici non aveva mai smesso di spacciare. Nonostante non fosse stato intercettato – ha sottolineato l’accusa – la voce di Putzu, ben nota agli inquirenti, compariva in diverse conversazioni». Secondo il pm l’imputato (difeso dagli avvocati Alessandro Luche e Giovanni Antonio Piga), perquisito più volte ma sempre risultato “pulito”, in più occasioni aveva ceduto stupefacenti. In particolare a due fratelli, di cui uno minorenne, ai quali Putzu sollecitava il pagamento della droga. Di parere opposto la difesa che ha definito l’inchiesta priva di prove. «Putzu ormai ha il patentino dello spacciatore – hanno detto gli avvocati Luche e Piga – e nonostante non gli sia stato mai trovato nulla addosso, né droga né denaro, per l’accusa è comunque responsabile. In realtà –hanno aggiunto i due legali prima di chiedere l’assoluzione perché il fatto non sussiste – non ci sono elementi per provare la colpevolezza dell’imputato, chiamato a difendersi davanti a un’importante composizione di giudici, nonostante in questa inchiesta di importante ci sia ben poco». (k.s.)

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