La Nuova Sardegna

Nuoro

Biblioteca Pigliaru, 5mila visite

di Luca Urgu
Biblioteca Pigliaru, 5mila visite

Orune, il lascito del giurista al paese natale conquista turisti e residenti. «Un tesoro di duemila volumi»

30 maggio 2020
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ORUNE. Una biblioteca tesoro – in un anno già visitata da oltre 5 mila persone – che porta il nome di Antonio Pigliaru, uno dei più fertili studiosi ed intellettuali che la Sardegna abbia mai avuto. È del maggio dello scorso anno la donazione da parte degli eredi del padre del “Codice barbaricino come ordinamento giuridico”, pietra miliare del giurista filosofo al Comune di Orune, suo paese di nascita.

Un lascito importante costituito da oltre 2000 volumi, ma anche degli arredi del suo studio: scrivania, macchina da scrivere, tende divano, piccoli oggetti, tra i quali colpisce un grande ritratto di Che Guevara e del Papa, entrambi a loro modo depositari di principi di fede e azione anche oggi di grandissima attualità. Questo patrimonio di conoscenza è approdato pressoché intatto dallo studio di Sassari di Antonio Pigliaru nei locali della biblioteca di Orune, dove lo scorso anno si è tenuto un importante convegno sulla figura dell’illustre figlio del paese del vento, ma è stata anche inaugurata l’ampia sala a lui intitolata e riservata agli interessantissimi volumi appena approdati negli scaffali.

«Siamo orgogliosi di possedere un patrimonio così importante e faremo di tutto come amministrazione per valorizzarlo e preservarlo in modo che arrivi nelle migliori condizioni possibili alle nuove generazioni», ha detto il sindaco Pietro Deiana, che si muoveva come un furetto prima di infilarsi nel palazzo comunale dove lo attendeva una riunione. Primi cittadini che vanno veloci e bibliotecarie che hanno un passo più lieve e compassato confacente al luogo dove lavorano. Giovanna Moreddu è la responsabile della biblioteca, uno spazio luminoso e ordinato che da via Ennio Delogu guarda in parte al paese e da un’altra prospettiva alle campagne del comunale straordinariamente verdi e fiorite in questo periodo. «C’è stato da subito molto interesse per la biblioteca di Antonio Pigliaru. La gente in questi mesi è venuta a conoscere gli spazi e ne è rimasta davvero affascinata. Noi siamo onorati di ospitare le sue opere e il suo studio. È sempre un’emozione che si accende e che non viene affatto oscurata dalla quotidianità», dice la bibliotecaria che annuncia la volontà di procedere alla pulitura per una maggiore conservazione dei libri ad una ditta specializzata.

«È un’azione che faremo presto, volta esclusivamente a preservare questo immenso tesoro» ha aggiunto Giovanna Moreddu. Che la biblioteca a Orune sia uno scrigno di storia del paese e un patrimonio di conoscenza servito a diverse generazioni che si sono passate per mano molti dei libri qui ancora custoditi lo si capisce quasi subito entrando nei bei locali, un tempo sede dell’asilo comunale gestito dalle suore. C’è un volume in particolare che se potesse parlare racconterebbe vicende incredibili. Si tratta del registro dei prestiti dei libri della biblioteca popolare scolastica (è proprio questa la dicitura) del Comune di Orune del 1912.

Nel corposo tomo ci sono da quella data le firme delle persone che hanno preso in prestito i libri e poi restituiti. Tra le tante firme in ordine progressivo un foglio a quadretti con un appunto del bibliotecario di allora per un volume di galateo dato in prestito a Lanfranco Latino. Il giovane morto a 28 anni in seguito alle ferite riportate nella Grande Guerra conflitto a cui i sardi pagarono in termini di vite spezzate il tributo più alto dell’intera nazione.

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