La Nuova Sardegna

Nuoro

Fuoco nel parco, indaga la Digos

di Paolo Merlini
Fuoco nel parco, indaga la Digos

Il sindaco Tola sentito da carabinieri e polizia dopo le fiamme appiccate in una delle sedi del Tepilora 

13 giugno 2020
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POSADA. «Lo dico con tutta franchezza, se l’episodio di giovedì pomeriggio fosse accaduto dieci anni fa avrei avuto ben altri sospetti, mi riferisco al fronte antiparco che allora fece qualche tentativo per ostacolare la nascita della riserva di Tepilora. Oggi no, i nemici del parco sono diventati nostri sostenitori». Roberto Tola, presidente del parco regionale che unisce quattro comuni e sindaco di Posada, all’indomani dell’incendio nei locali della peschiera di San Giovanni mette da parte l’ipotesi più probabile sulle motivazioni dell’attentato. Ieri mattina è stato sentito dai carabinieri della compagnia di Siniscola e dalla Digos di Nuoro, che vogliono fare chiarezza su ciò che per il sindaco è comunque «un episodio inquietante, molto grave nonostante i danni siano alla fine limitati a poche migliaia di euro. Penso più che altro al gesto di un balordo, forse lo stesso che appena un mese fa, il 9 maggio, aveva buttato giù le quattro porte d’ingresso della struttura». Questa volta però da un banale danneggiamento si è passati a un gesto che, al di là del valore intimidatorio, poteva avere conseguenze ben più gravi se un passante non si fosse accorto, alle 14:30 di giovedì 11, che dai locali della peschiera fuoriusciva del fumo. La giornata era particolarmente ventosa, e le fiamme si sarebbero potuto propagare alla pineta circostante, a poca distanza da decine di abitazioni.

Aprirà a settembre. I vigili del fuoco intanto hanno appurato la dinamica dell’incendio. È stato usato un combustibile liquido, probabilmente simile alla cosiddetta diavolina utilizzata per accendere le braci in grill e caminetti. Due delle quattro porte d’ingresso sono state cosparse del liquido infiammabile e il fuoco si è propagato rapidamente. Certo insolito per un attentato l’orario, il primo pomeriggio, ma va detto che in questo periodo il borgo di San Giovanni è poco frequentato e l’autore ha potuto agire indisturbato. A meno che l’intenzione non fossedi provocare anche un incendio nella pineta. I locali della peschiera al momento sono vuoti e inutilizzati, ma probabilmente già da settembre, una volta ristrutturati, ospiteranno una delle porte del parco Tepilora. Diventerà un centro di educazione ambientale con particolare riferimento allo studio degli ecosistemi fluviali e lacustri, come spiega lo stesso sindaco di Posada.

La disputa con i privati. Ma lasciando da parte per un attimo l’ipotesi di un gesto di vandalismo, e anche un'intimidazione da parte di un fronte antiparco che come abbiamo visto non ha più ragion d’essere («le opposizioni del passato si sono sciolte come neve al sole», dice Tola), cosa resta sul tappeto delle indagini appena avviate? Certo i locali della peschiera di Posada hanno un valore simbolico, lo sa bene l’amministrazione che ha lottato per ben 25 anni nelle aule di giustizia per far tornare la peschiera (e l’intero stagno di Posada) al patrimonio pubblico. Per un paradosso burocratico infatti il vasto sistema lagunare di questa parte di Baronia (il delta del fiume Posada) è stato in mani private dal lontano 1874 sino a otto mesi fa. Per capire come sia accaduto occorre tornare alla seconda metà dell'Ottocento, quando il re d'Italia Vittorio Emanuele II dispose con un regio decreto del 1870 di mettere in vendita numerosi beni statali per rimpinguare le casse pubbliche. Anche le “Paludi di Siniscola e Posada” finirono all'asta: se le aggiudicherà, nel 1874, il nuorese Ignazio Fiorentino, che offrirà poco meno di 2500 lire (circa diecimila euro di oggi) superando l'offerta del suo diretto concorrente, Giovanni Maria Corrias di Siniscola. Ma quest'ultimo poco tempo dopo l'asta diventerà l'unico proprietario degli stagni acquistando tutto da Fiorentino.

L’acquisizione pubblica. Lo stagno di Posada esce dall'oblìo nel 1995, i numerosi eredi Corrias vendono per 750 milioni lire il «tratto di stagno adibito a peschiera formante un unico corpo di complessivi ettari 71» alla società cooperativa La Bottarga, che per l’acquisto aveva ottenuto un contributo regionale e fallirà nel 2017 dopo anni di inattività. La disputa sulla peschiera e lo stagno finirà prima davanti al Tribunale amministrativo regionale e poi al Consiglio di Stato, e il passaggio al patrimonio pubblico avviene solo pochi mesi fa, quando il Comune lo acquisisce per 400mila euro dal tribunale fallimentare e ne versa altri 64mila a ciò che rimane della coop per le migliorie effettuate nei locali della peschiera. Immediatamente dopo l’amministrazione di Posada lo cede in concessione gratuita per 99 anni all’ente parco di Tepilora.

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