La Nuova Sardegna

Nuoro

Tensione e proteste al Cpr «Trattati come criminali»

di Giulia Serra
Tensione e proteste al Cpr «Trattati come criminali»

Un uomo si è cucito la bocca mentre altri sono saliti sul tetto della struttura La rivolta al Centro migranti in Parlamento, interrogazione di Zoffili della Lega 

20 giugno 2020
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MACOMER. «Siamo disperati, siamo alla fine. Ci trattano come se avessimo commesso gravi reati, non possiamo avere una penna per scrivere, non possiamo ricevere neanche una lettera. Questo non è un centro per migranti, è un vero e proprio carcere duro e 180 giorni qua dentro sono mentalmente troppo pesanti per chi ha l’unica colpa di non avere documenti validi». È la testimonianza, preziosa quanto inaspettata, che arriva dal Cpr di Macomer. È la voce di chi non ha voce e il messaggio è la richiesta urgente di essere ascoltati, il desiderio di tornare ad essere visti come esseri umani. Forse, dopo una lunga mediazione, è proprio con la promessa di una possibilità di ascolto che si è riusciti a placare la protesta inscenata giovedì sera sul tetto del Cpr da una ventina di ragazzi. Sono da poco passate le 22 quando arriviamo sul posto. Il Cpr, centro detentivo regionale per migranti insediato a Macomer, è avvolto dal silenzio. I fari freddi illuminano a giorno l’enorme struttura collocata nell’area di Bonu Trau. L’esercito, come sempre, presidia l’ingresso. È una calma apparente quella che domina la notte in quell’area della periferia macomerese dove il concetto socio-politico di contrasto alla “migrazione irregolare” attraverso la carcerazione ha trovato ospitalità fisica. A squarciare la quiete quella sera erano state le urla, le sirene delle ambulanze, i movimenti delle forze dell’ordine e persino l’utilizzo di un idrante. Dentro, la rivolta. Un ragazzo, dopo 3 giorni di sciopero della fame e della sete, è arrivato a cucirsi la bocca. Il clima è teso, da alcuni giorni più teso del solito e a far divampare la protesta sarebbe stata proprio la modalità di gestione dell’atto di autolesionismo del giovane, che sarebbe stato trascinato in infermeria con la forza. A quel punto gli animi si sarebbero infiammati e un gruppo di detenuti del Cpr sarebbero riusciti a raggiungere il tetto dell’edificio per gridare, dall’unico spazio aperto alla visuale esterna, una condizione di reclusione durissima inflitta a fronte di rilievi di ordine amministrativo. La rivolta avrebbe preso il sopravvento. Pare che a fare le spese dell’esplosione della rabbia dei “trattenuti” sia stata una caldaia data alle fiamme. In questo senso si spiegherebbe anche l’intervento con l’idrante. Si parla anche di un ferito tra le forze dell’ordine, ma anche su questo non vi sono riscontri ufficiali. Di certo si sa che si sono registrati danni ingenti, nell’ordine di migliaia di euro, e che a fine serata la rivolta è stata placata dopo una mediazione portata avanti dal responsabile del Cpr. Si sa anche che l’uomo che si è cucito la bocca non è stato trasportato in ospedale: a gestire la situazione è stato il medico interno del Cpr. Il suo gesto eclatante buca però la cortina di silenzio e rimbalza all’esterno, anche se la sua storia e le sue ragioni restano chiuse nell’oblio a cui la reclusione nella struttura sembra inchiodare. Bocche cucite, in questo caso in senso figurato, da parte della direzione del centro, così come inutili sono i tentativi di avere un riscontro dalla Prefettura. Intanto i disordini al centro migranti arrivano in Parlamento con il deputato commissario regionale della Lega, Eugenio Zoffili, che annuncia una interrogazione alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e sollecita un sopralluogo della Bicamerale «per fare chiarezza sull’ennesima rivolta nel Cpr di Macomer, dove la situazione appare potenzialmente esplosiva, ancora di più in questo periodo di emergenza sanitaria».

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