La Nuova Sardegna

Nuoro

Minacce all’ex sindaco di Budoni, condannato

Minacce all’ex sindaco di Budoni, condannato

Un anno e 9 mesi a un imprenditore. Sullo sfondo della vicenda l’iter di approvazione del Puc

26 giugno 2020
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NUORO. È finito con una condanna a 1 anno e nove mesi il processo che vedeva l’imprenditore edile residente a Limpiddu ma originario di Mamoiada, Gesuino Moro, a giudizio con l’accusa di essere l’autore di alcune lettere di minacce e altre con richieste estorsive inviate tra il 2012 e il 2013 all’ex sindaco di Budoni, Pietro Brundu, e ad alcuni amministratori e funzionari del Comune. Il giudice Giovanni Angelicchio ha accolto la richiesta di condanna formulata dal pm Ireno Satta – che tuttavia chiedeva una pena di 3 anni – ma ha derubricato il reato da minacce aggravate a minacce semplici. A incastrare l’imputato, secondo il pm e le indagini seguite dai carabinieri di Budoni, guidati da Gianluca Lombardi, era stato in particolare il ritrovamento, nel suo pc di frammenti delle lettere. Un dato che invece, secondo il difensore di Moro, l’avvocato Gianluca Bella, non provava con certezza che l’autore delle missive fosse proprio Moro, anche perché quel pc non lo usava solo lui e perché i file incriminati potevano anche essere frutto di una copiatura, di ricerche online, e non prodotti da quella macchina. «Il 29 agosto del 2012 – ha esordito il pm Satta – viene ricevuta dal Comune di Budoni una missiva contenente minacce e ritagli di necrologi della Nuova Sardegna. Era indirizzata al sindaco, e a Pietro Porcheddu, Manlio Cossu e Luciano Pittorra. Tra le altre frasi c’era scritto “Solo i fucili risolvono certe situazioni”. Il giorno prima la stessa missiva era stata ricevuta anche dalla Nuova di Nuoro». E i messaggi sarebbero proseguiti ancora: «Viaggia con ventimila euro, prima o poi sarai chiamato. Altrimenti sarai morto. «Pochi giorni dopo viene perquisita la casa di Moro e vengono sequestrati i suoi pc», dice il pm, e dalla lista dei file cancellati, un consulente riesce a recuperare alcuni frammenti delle lettere minatorie. «Stessa punteggiatura, stessi errori, come piombo scritto con due “m” – dice il pm – tutto il quadro torna: chiedo una condanna a 3 anni». Le indagini, spiega l’accusa, si erano indirizzate verso Moro perché in tante occasioni aveva presentato osservazioni sul nuovo Puc che il Comune stava approvando in quel periodo. Quel piano, tra l’altro, prevedeva il declassamento da “edificabile” a “inedificabile”, di un terreno nel quale Moro doveva realizzare diverse villette. «Ma la giustizia civile – ha precisato l’avvocato di Moro, Gianluca Bella – ha dato ragione al mio assistito. E poi Moro non era l’unico che aveva presentato osservazioni: erano in 120. Le sue osservazioni sul terreno erano state accettate anche dal Comune». La difesa presenterà ricorso in appello. (v.g.)

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