La Nuova Sardegna

Nuoro

Mamone, arrestati agente e contabile

di Simonetta Selloni
Mamone, arrestati agente e contabile

Ai domiciliari con altre tre persone, accusati a vario titolo di peculato, ricettazione e coltivazione di stupefacenti

08 luglio 2020
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NUORO. Dalla casa di reclusione di Mamone uscivano formaggi, carne e legna, destinati a un mercato clandestino, senza che restasse traccia di questi passaggi nei registri di carico e scarico; questa merce veniva sottratta alla normale contabilità della produzione della colonia penale grazie a un impiegato amministrativo e a un poliziotto penitenziario infedeli. Sono finiti agli arresti domiciliari assieme ad altre tre persone nell’ambito di una complessa indagine condotta dal Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria e dalla Polizia di Stato di Nuoro. A spiegarne i dettagli sono stati Patrizia Castaldini, procuratrice della Repubblica di Nuoro, il capo della Squadra mobile della questura Silvio Esposito, e Antonello Brancati, dirigente del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato, ricettazione e coltivazione di marijuana; ad altre due persone è stata imposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora per coltivazione di stupefacenti. L’indagine ha preso le mosse dal ritrovamento, nel 2017, di otto cellulari e di marijuana in una delle diramazioni di Mamone, che un anno fa ha portato all’arresto di una persona titolare di una piantagione di cannabis nelle campagne di Mores e di altre tre persone. Gli arrestati sono Giuseppino Contu, 61 anni di Onanì, dipendente amministrativo e al vertice dell’ufficio in cui passava la gestione delle merci in ingresso e uscita di Mamone, accusato di peculato e coltivazione di marijuana; Battista Tito Canu, 54 anni Lodè, agente in servizio nello stesso carcere, indagato per peculato in riferimento al traffico di carne (accertati una settantina di chili), formaggi (40 chili) e legname (200 tonnellate). Canu è anche indagato per ricettazione di tre timbri dell’Assl, forse utilizzati per la certificazione della conformità al commercio dei prodotti. Le altre persone ai domiciliari per coltivazione e traffico di stupefacenti sono Vito Maurizio Cossu, 45 anni di Sindia, un veterano della materia (è per esempio tra i 33 imputati di un imponente traffico di centinaia di chili di droga, pendente davanti al Gup di Oristano), Mauro Chessa, 31 anni di Isili, e Mauro Pinna, 31 anni di Elmas detto “l’agronomo”: gli inquirenti hanno sequestrato un container nella sua disponibilità straripante di attrezzature per impiantare coltivazioni di stupefacenti. Obbligo di dimora per Elena Tolu, 53 anni di Onanì, moglie di Contu e per la sorella Maurizia, residente a Mores, moglie di Pasquale Giorgio Turtas, allevatore 60enne originario di Bitti ma residente a Mores: è lui l’uomo arrestato un anno fa dalla Squadra mobile di Nuoro.

Le misure cautelari chieste alla procura sono state emesse dal Gip del tribunale di Nuoro Claudio Cozzella. «L’indagine si è sviluppata attraverso la verifica di tabulati telefonici, cui sono seguite intercettazioni telefoniche e ambientali», ha specificato la procuratrice Castaldini. Nelle conversazioni si parla chiaramente di far uscire la legna, destinata al mercato - sommerso - dei centri vicini a Mamone ossia Bitti, Buddusò, Lodé, Onanì, ma anche di come stoccarla prima di piazzarla, e persino di come disossare la carne: bovina e ovina. «Non stiamo parlando di cifre elevatissime, ma è grave il fatto che i due, l’impiegato e l’agente, abbiano approfittato del ruolo che permetteva loro di aggirare i controlli», ha sottolineato Castaldini. «Siamo intervenuti, da parte della Polizia penitenziaria c’è stato il massimo impegno per far uscire allo scoperto le irregolarità e gli autori», ha rimarcato il dirigente del Nucleo investigativo, Brancati. E ora, con gli arresti e le altre misure cautelari, il cerchio avviato dall’inchiesta del 2017 sembra essersi chiuso.

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