La Nuova Sardegna

Nuoro

«La vera parte lesa è il residence»

di Valeria Gianoglio
«La vera parte lesa è il residence»

I vertici del Palmasera replicano sulla vicenda delle dimissioni: «Era tutto in regola, nessuna fuga»

14 luglio 2020
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INVIATA A CALA GONONE. «La vera parte lesa siamo noi. Ci siamo trovati da un giorno all’altro con diciannove cameriere ai piani in meno e gli ospiti che arrivavano. La prima che ha presentato le dimissioni è stata la governante, dicendo che non si sentiva a suo agio con il nuovo metodo e sistema di lavoro. Abbiamo provato a convincerla per due ore a rimanere, ma non c’è stato verso, abbiamo trovato un muro. Di seguito, poi, si sono dimesse le altre. Nell’arco di poche ore abbiamo dovuto mobilitarci per trovare nuovo personale e ci siamo riusciti. Non c’è alcuna emergenza: anche in cucina, stiamo lavorando normalmente. E i contratti erano e sono regolari».

Seduti in un angolo salotto della sala reception, i vertici del villaggio Palmasera raccontano le loro ultime giornate tra inizio della stagione estiva, dimissioni delle 19 dipendenti storiche, ricerca al volo di una nuova soluzione e di nuovo organico, e polemiche sollevate anche sui social dopo la notizia dell’abbandono del posto di lavoro da parte delle cameriere, perché, come avevano spiegato nei giorni scorsi anche sui social, «le condizioni contrattuali sono cambiate. Più ore, meno paga, orario full time per tutte».

La giornata di lavoro è appena cominciata al villaggio Palmasera di Cala Gonone, e tra reception e parcheggio c’è un continuo via vai di clienti. A poca distanza, all’ingresso di alcune stanze del villaggio, si intravedono stracci, secchi e spazzoloni per lavare in terra. La giornata, insomma, scorre come tante altre. Roberto Tangari e Salvatore Greco, rispettivamente direttore della struttura e referente di Cumlabor, la società che ha in appalto i servizi di alcuni settori del villaggio, vicino all’ingresso della hall fanno il punto della situazione. «Tutto lo staff sta lavorando normalmente, compresa la cucina – esordisce Tangari – ed è contento di lavorare in una nostra struttura, come stanno facendo tutti gli altri resort del gruppo. Qui lavorano circa 115 persone. Si sono dimesse solo le signore dei piani». «Una mattina sono stato chiamato dalla governante – spiega Salvatore Greco referente della società Cumlabor che si occupa della gestione del personale per quasi tutti i reparti del villaggio – e mi dice che avrebbe dato le dimissioni». «La signora diceva che era proprio una questione di programma lavorativo, di sistema alberghiero che noi abbiamo – precisa il direttore – che era differente da quello che fino allo scorso anno avevano. La governante ci ha detto che non riusciva a seguire. Il problema era suo».

«Più che delle dimissioni erano una non accettazione del contratto di lavoro – precisa Greco – e mi ha comunicato che anche le altre signore avevano una comunicazione da darmi. E tutte, una ad una si sarebbe dimesse anche loro. Io ho pregato la governante di rimanere, che avremmo valutato le cose, ma lei è stata irremovibile. Alla fine non c’è stato modo di parlare di nulla: mi hanno consegnato le dimissioni. Ho detto loro le tengo ferme per un paio d’ore, ho detto “rifletteteci un po’”». La contrattazione di lavoro, precisa il direttore Tangari, «è avvenuta direttamente con il direttore generale prima dell’assunzione, e loro hanno accettato, firmato un contratto di lavoro per 40 ore di lavoro, dalle 8 alle 15 con mezz’ora di pausa pranzo. Il problema, in realtà, era della governante: le signore hanno seguito la governante. La loro metodologia di lavoro in passato prevedeva che lavoravano quattro o cinque ore al giorno facendo un part-time di 28 ore e facendo quattro o cinque camere a coppia. Nei nostri standard, purtroppo, questo non è previsto». «Erano persone assunte con un contratto regolarissimo, accettato da parte loro, con un periodo di prova di quindici giorni. Al quindicesimo giorno, prima che si formalizzasse il contratto, hanno dato le dimissioni. Noi tutto avremmo voluto, tranne che andassero via. Erano persone referenziate da parte della vecchia gestione, che conoscevano il lavoro».

«Sia Salvatore Greco sia io – aggiunge Tangari – siamo stati due ore a convincere la governante a rimanere. Il problema era la metodologia lavorativa del programma alberghiero che non riusciva ad agevolarla: così ha detto. Allora abbiamo cercato di creare nuove stampe per agevolarla. Ci siamo prodigati creando una nuova stampa del sistema informatico. Ma abbiamo trovato un muro: le signore non sono andate via per la metodologia, ma per solidarietà nei confronti della governante. Questi sono i fatti. Nessuno ci ha mai chiesto un aumento, una parola, una richiesta, nulla».

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